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Settore automobilistico Archives - Switzerland (IT)
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Pressure measurement of fuels – Material selection is decisive

Pressure measurement of fuels – Material selection is decisive

Aggressive liquids and gases pose a particular challenge to the pressure-sensing technology employed. For this reason, sensors are required which can be flexibly adjusted to the particular requirements. With the ATM.1ST product series, you will always remain on the safe side. 

A significant product characteristic of pressure transmitters is their modular construction. A variety of mechanical and electrical components can be co-assembled, according to application, to:

  1. optimally maintain the usage of matched pressure transmitters, and
  2. ensure a rapid implementation of the measurement setup.

Figure 1: Assembly of a pressure sensor with O-ring measuring cell

The basis for this are high-quality measuring cells of a piezoresistive nature, which are sealed using O-rings. This construction allows for a multitude of combinations. Dependent upon usage within the pressurized medium, various O-ring materials are employed (Viton, EPDM or Kalrez) to optimally tailor the pressure sensors to that particular application.

Figure 2: Example of a metal-seating pressure measurement cell

For application in aggressive media such as fuels (diesel, gasoline, …) or in high-pressure operations, however, sealing with O-rings becomes unsuitable. In such environments, the measuring cell has to be welded together with the pressure port. For this reason, an elastomer-free metal-sealing variant was developed for applications in fuels: The ATM.1ST product range.

These elastomer-free (metal-sealing) versions can be offered in the most diverse of mechanical designs. In the accuracy class of 0.05% FS, the pressure transmitter is available in nominal pressure ranges from 0…20  bar up to 0…100 bar and with an output signal from 4 – 20 mA.

In the 0.1% accuracy class, the pressure sensors are offered in nominal pressure ranges from 0…20 bar up to 0…700 bar and in versions of 4-20 mA or 0 – 5/10 V.

The analog transmitters are calibrated in two temperature ranges, -25…125°C (standard) or -40…125°C (optional). Across both temperature ranges, a Total Error Band of < 0.4% FS is guaranteed.

Featuring a shortened form, robust housing and a very high flexibility, the ATM.1ST product range allows end users to configure these pressure sensors according to the prevailing requirements. Regardless of pressure port or electrical connection, a broad range of possibilities for mechanical mounting are available.

With this convincing technical specification, these pressure sensors are ideally suited to various fields of application in measurement technology or plant and mechanical engineering, as well as in the equipping of test beds or calibration facilities.

Pressure measurement of fuels – Material selection is decisive

Ridurre le emissioni grazie all’efficiente tecnologia di misurazione della pressione

Nell’industria automobilistica operazioni di ritiro dei prodotti hanno vaste conseguenze. Oltre agli alti costi i produttori devono fare i conti con un immenso danno di immagine. Nei possessori di auto si innescano reazioni di rabbia e insicurezza. Lo scandalo dello scorso anno legato alla manipolazione dei valori di gas di scarico, ha sollevato a livello mondiale uno sconquasso con conseguenze particolarmente pesanti. La politica ha preso provvedimenti annunciando nuove procedure di test.

Una vera e propria crisi di richiamodei prodotti ha travolto l’industria automobilistica negli ultimi due anni. Nel 2015 solo negli Stati Uniti la National Highway Traffic Safety Administration (NHTSA) ha ordinato il ritiro di 51 milioni di auto. Sebbene non tutti questi veicoli sottoposti al ritiro siano in relazione ai valori di gas dei scarico truccati, il numero è di gran lunga superiore a quello delle auto vendute nello stesso anno. Solo per lo scandalo “dieselgate” sono coinvolte 11 milioni di auto. Il danno è enorme.

La pressione dei costi e la crescente complessità dei sistemi integrati nelle auto vengono associati alla maggiore possibilità di errori e alle relative operazioni di richiamo. Bisogna in prima linea vincere questa sfida con sistemi di controllo migliori e ancora più affidabili – sia da parte dei produttori e dei fornitori, sia attraverso autorità statali di controllo, che consentono di verificarne la conformità agli standard prescritti. Sono necessari dispositivi di misurazioni di alta qualità che in condizioni variabili forniscono risultati più che precisi in modo da garantire una (post) valutazione ottimale. In ciò si è palesata una forte carenza.

Migliore tecnica di misurazione della pressione per migliori motori a combustione interna

Con l’evoluzione dei motori a combustione interna occorrno sensori di pressione altamente precisi, i quali, durante l’analisi della combustione, permettono di misurare in modo esatto le pressioni dei cilindri così come quelle dei gas di aspirazione e di scarico. Allo stesso modo i sensori di pressione assoluta (gas switch) e i sensori di alta pressione (misurazione della pressione di iniezione) devono essere di alta qualità, in fondo proprio con questi ultimi il potenziale per una diminuzione delle emissioni è enorme. In questo modo è possibile ridurre le particelle nei motori a benzina anche grazie all’aumento della pressione di iniezione. Alcuni fornitori stanno già lavorando ad aumentare la pressione di iniezione a 350 bar e oltre.

Arriva il misuratore di emissioni mobile

Attualmente per quanto riguarda la misurazione di gas dei scarico e di consumo da parte di autorità statali di controllo viene applicato il “nuovo ciclo di guida europeo” (NEDC) standard. Come le ultime vicende hanno dimostrato, la procedura di controllo dà ai produttori la massima libertà per influenzare le misurazioni a proprio vantaggio, dato che il veicolo viene analizzato non in condizioni reali, bensì solamente sui banchi prova.

Dopo la divulgazione della notizia delle manipolazioni, nel maggio 2015 la commissione tecnica dell’Unione Europea ha deciso che a partire dall’autunno del 2017 le emissioni in omologazione devono essere testate in condizioni di reale utilizzo – test noto come Real DrivingEmissions (RDE). Le condizioni di laboratorio dei controlli convenzionali vengono così integrate da un procedimento che impedisce l’utilizzo di dispositivi di disattivazione durante l’esecuzione del test. Il veicolo preso in esame viene testato su strada e dunque in condizioni variabili. Inoltre, viene frenato e accelerato in maniera casuale.

Superare le nuove sfide – con sensori di pressione modulari

Il procedimento RDE comporta naturalmente anche particolari sfide legate alla tecnica di misurazione impiegata. Nell’ottimizzare i valori di emissione dei motori a combustione vengono utilizzati in prima linea misurazioni di pressione assoluta e relativa. Alla luce dei nuovi metodi di misurazione, questi devono funzionare in modo affidabile in un ampio intervallo di temperatura. Che sia nel cuore dell’inverno o in piena estate, i valori di misurazione devono essere assolutamente affidabili per poter fornire un quadro realistico degli effettivi valori dei gas di scarico. Inoltre è dimostrato che il funzionamento con pressioni più elevate può portare a risparmi significativi. Pertanto, anche alte pressionidovrebbero poter essereriprodotte. Il fatto che la tecnica di misurazione impiegata nelle applicazioni mobili funzioni a prova di errori si capisce da sé alla luce dei nuovi metodi.

Ciò non è possibile con le soluzioni standard. Queste sono piuttosto parte del problema. Sfide individuali richiedono soluzioni individuali. In più occorrono strumenti che siano precisi e allo stesso tempo flessibili per funzionare in modo affidabile in diverse applicazioni. Solo così rendimento e precisione si possono allineare. È emerso che in questo contesto i sistemi modulari sono ideali. In accordo con il produttore possono essere conformati alle esigenze e fornire pertanto risultati affidabili. Questo è un vantaggio soprattutto nello sviluppo dei nuovi motori, poiché gli adeguamenti possono essere effettuati in modo facile e tempestivo.

Un’esperienza che i nostri clienti vivono quotidianamente – da ormai quasi 30 anni. In qualità di produttori leader di sistemi di misurazione modulari personalizzati per i nostri clienti, in breve tempo e in professionale collaborazione con i produttori, siamo in grado di fornire soluzioni di misurazione precise. Dal punto di vista tecnico lo sviluppo di nuovi motori a ridotto consumo di carburante nonché il loro collaudo nell’uso pratico non costituisce più un ostacolo.

Miniaturizzazione, aumento dell’efficienza, riduzione dei consumi: tecnica di climatizzazione mobile con il biossido di carbonio

Miniaturizzazione, aumento dell’efficienza, riduzione dei consumi: tecnica di climatizzazione mobile con il biossido di carbonio

Il biossido di carbonio è conosciuto già da più di 150 anni per le sue proprietà refrigeranti. Il fatto che solo ora venga applicato nella tecnica di climatizzazione mobile dipende sia dalla pressione esercitata dal legislatore per ridurre l’effetto serra sia dalle migliori possibilità tecniche. In tutto questo la misurazione della pressione gioca un ruolo centrale.

Da gennaio 2011, i climatizzatori delle auto contenenti gas fluorurati ad effetto serra con un potenziale di riscaldamento globale superiore a 150 sono vietati da una direttiva UE. Bisogna dunque sostituire il tetrafluoroetano (R134a) fino ad allora utilizzato come sostanza refrigerante. Siccome la CO2 danneggia il clima 1430 volte in meno dell’R134a, si è presentata come alternativa grazie alla sua elevata capacità di refrigerazione e alle sue ottime proprietà chimiche. 

Le argomentazioni sull’utilizzo della CO2 come refrigerante non possono essere ignorate: 

  • Come sostanza presente in natura è illimitata in tutto il mondo e disponibile a bassi costi.                       
  • È molto meno nociva di altri refrigeranti come l’R134a, l’R404A, l’R407C e altri.
  • Come sottoprodotto di processi industriali non deve essere prodotta in maniera troppo gravosa.
  • Sotto il profilo tossicologico è stata ben studiata a differenza di altri nuovi refrigeranti.
  • Non è né tossica né infiammabile e rappresenta un pericolo per la sicurezza inferiore rispetto ad altre sostanze.
  • È compatibile con tutti i materiali comuni.
  • Ha una elevata capacità volumetrica ed è adatta anche per le pompe di calore.

La transizione dall’R134a all’R744 (è questa la sigla con cui la CO2 viene registrata come refrigerante) non può essere comunque completata con facilità. A fronte dimolteplici vantaggi ci sono anche alcuni svantaggi, che però coinvolgono solamentela costruzione dei climatizzatori mobili nei veicoli: qui bisogna prestare attenzione alla situazione di pressione molto alta e alla bassa temperatura critica di 31°C. Il passaggio all’R744 ha quindi a vuto inevitabilmente una strada più lunga presso i banchi prova dei produttori e dei suoi fornitori. 

Tecnica di climatizzazione con la CO2 – Ecco come funziona

Il funzionamento di un tradizionale impianto di climatizzatore inizia naturalmente premendo il pulsante AC all’interno dell’abitacolo. Il giunto magnetico presente sul compressore viene così alimentato dalla tensione (i compressori di ultima generazione sono sprovvisti di giunto magnetico e la pressione viene regolata internamente attraverso la corsa del pistone). Tra la puleggia e l’albero del compressore si stabilisce un collegamento. A questo punto, il compressore aspira il refrigerante gassoso che viene compattato e compresso nella tubatura pressurizzata. In questo modo, però, aumenta anche la temperatura della sostanza refrigerante. Per questo il condensatore installato nella parte anteriore dell’auto serve a riabbassare la temperatura. Durante questo procedimento il refrigerante cambia stato fisico passando da gas a liquido. Il refrigerante ora allo stato liquido procede oltre verso il filtro disidratatore ed è qui che gli viene eliminata l’umidità. Il refrigerante passa infine attraverso la valvola di espansione. Dopo questorestringimento, nell’evaporatore sottostante il refrigerante cambia nuovamente stato. L’energia necessaria a questo cambiamento viene sottratta dall’aria: la temperatura all’interno dell’auto si raffredda. Ora il refrigerante allo stato gassoso può essere nuovamente aspirato dal compressore e il ciclo ricomincia. 

Questo principio di raffreddamento rimane invariato anche con l’utilizzo dell’R744. Tuttavia, le condizioni tecniche cambiano appena. Il biossido di carbonio, a causa delle sue proprietà, pone nuove esigenze al sistema per quanto riguarda la pressione e la temperatura. 

Rispetto a un normale sistema di raffreddamento mobile, lo scambiatore di caloreinterno aggiuntivo rappresenta la differenza più grossa. Ciò è necessario poiché gli impianti di climatizzazione a CO2 funzionano con una perdita di calore supercritica al di sopra dei 31°C. Il ciclo di refrigerazione si svolge in questo modo: il gas viene compresso nel compressore ad una pressione supercritica. Arrivato qui il gas passa in un radiatore del gas, il quale, rispetto al sistema convenzionale, assume il ruolo dicondensatore. Qui il gas viene raffreddato, senza che abbia luogo una condensazione. All’interno dello scambiatore di calore che segue avviene un ulteriore raffreddamento. Durante il passaggio successivo la CO2 viene compressa attraverso la valvola di espansione. L’espansione porta il gas allo stato di vapore acqueo. Questa quota di vapore acqueo viene infine vaporizzata nell’evaporatore ed ecco che si verifica l’effetto di raffreddamento.  

Oltre allo scambiatore di calore interno e al radiatore del gas al posto del condensatore, l’alta pressione con la quale il sistema lavora rappresenta la differenza maggiore in confronto ai sistemi di raffreddamento mobili precedenti. Le richieste di resistenza di tutti i componenti utilizzati crescono con la pressione all’interno del sistema. L’alta pressione si ripercuote soprattutto sulla costruzione del compressore che deve dunque essere riprogettato. 

 

Pressioni elevate richiedono tecniche di misurazione efficienti

Nella costruzione di nuovi compressori un aspetto fondamentale è rappresentato dalla dimensione molecolare molto piccola della CO2, poiché si diffonde velocemente attraverso i materiali di cui sono fatte solitamente le guarnizioni. Occorre quindi progettare un nuovo anello di tenuta per evitare che l’aria fredda si disperda. La guarnizione deve essere adeguata alle caratteristiche chimiche del refrigerante e deve poter resistere alle alte pressioni nel compressore in funzionamento continuo – cosa da accertare al banco prova con test a lungo termine. 

Anche il corpo stesso del compressore non può essere semplicemente preso dai sistemi di raffreddamento tradizionali. Per funzionare in modo efficiente e a lungo deve resistere alle alte temperature. Un’altra sfida è costituita dalle pressioni di aspirazione fortemente fluttuanti, che influenzano in modo significativo anche le pressioni della camera di compressione. Sul lato di alta pressione sono possibili pressioni massime di 200 bar. Per via di queste caratteristiche con i compressori convenzionali si verificherebbero perdite molto più veloci rispetto all’uso dell’R134a. Tuttavia il problema è superabile, poiché oggi, a differenza di alcuni anni fa oggi, è possibile produrre componenti molto più accurati. È dunque indispensabile monitorare costantemente le pressioni nei prototipi realizzati. 

Al di là delle buone caratteristiche per lambiente e delle migliori capacità di raffreddamento l’elevata pressione che si verifica nei sistemi di climatizzazione a CO2 ha ulteriori vantaggirispetto allR134a: per via della maggiore densità della CO2, a fronte di uguali o persino maggiori capacità di raffreddamento, si riduce lo spazio necessario all’installazione in confronto allR134a. Per la stessa capacità di raffreddamento occorre solo il 13% della portata volumetrica di un compressore con R134a come refrigerante. 

La riduzione delle dimensioni rafforza anche la reputazione delle tecniche di misurazione della pressione sempre più piccole. Grazie alle possibilità di miniaturizzazione qui sono molto indicati i sensori di pressione piezoresistivi, perché lavorano in modo estremamente preciso con le basse pressioni e persino con pressioni elevate forniscono risultati precisi – specialmente nei test a lungo termine. Il trasmettitore di pressione su base piezoresistiva della STS offre inoltre ai produttori il vantaggio decisivo nello sviluppo di nuovi modelli: la strumentazione può essere adattata alle nuove esigenze grazie alla costruzione modulare.

La mappatura della pressione di sovralimentazione sui motori turbo downsized è la chiave del successo

La mappatura della pressione di sovralimentazione sui motori turbo downsized è la chiave del successo

Per allinearsi alle sempre più severe leggi sulle emissioni, gli OEM di tutto il mondo stanno adottando motori ad accensione comandata downsized. Sebbene questi motori più piccoli consumino meno carburante e producano nettamente meno emissioni, necessitano di induzione forzata per poter fornire le prestazioni che gli automobilisti si aspettano dai moderni veicoli passeggeri.

La guidabilità di questi motori turbo downsized deve quanto meno equiparare le prestazioni dei loro equivalenti aspirati, naturalmente. Ciò richiede piena pressione di sovralimentazione a basse velocità del motore senza perdere in rendimento ad alte velocità, cosa che può essere raggiunta solo con un sistema di controllo della pressione di sovralimentazione sofisticato.

Il problema principale con questi motori ad accensione comandata per induzione forzata è il controllo preciso del rapporto aria-carburante vicino ai valori stechiometrici alle diverse pressioni di sovralimentazione. A basse velocità, questi motori sono soggetti a cedere a carichi medio-alti.

 

Sistemi moderni di controllo della pressione

Controllare il bypass lato turbina è la forma più semplice di controllo della pressione di sovralimentazione.

Una volta raggiunta una determinata pressione di sovralimentazione, parte del flusso del gas di scarico viene reindirizzato intorno alla turbina tramite un bypass. Una membrana a molla di solito aziona la valvola wastegate che apre o chiude il bypass in risposta alla pressione di sovralimentazione.

Recentemente, per regolare la pressione di sovralimentazione, i produttori sono ricorsi alla geometria variabile della turbina. La geometria variabile permette alla sezione trasversale del flusso della turbina di essere regolabile in modo da combaciare con i parametri di funzionamento del motore.

A bassi regimi, la sezione trasversale del flusso si riduce chiudendo le palette di guida. La pressione di sovralimentazione e, di conseguenza, la coppia del motore aumentano per via del maggior dislivello di pressione tra l’ingresso e l’uscita della turbina. Durante l’accelerazione da basse velocità le palette si aprono e si adattano alle corrispondenti esigenze del motore.

Regolando la sezione trasversale del flusso della turbina per ciascun punto di funzionamento, l’energia del gas di scarico può essere ottimizzata e, di conseguenza, l’efficienza del turbocompressore nonché l’efficienza del motore stesso è maggiore di quella ottenuta tramite il controllo di bypass.

Oggigiorno, i sistemi elettronici di regolazione della pressione di sovralimentazione sono usati sempre di più nei moderni motori a benzina ad accensione comandata. Se confrontato con il controllo puramente pneumatico che può fungere solamente da limitatore di pressione a pieno carico, un controllo della pressione di sovralimentazione flessibile permette una regolazione ottimale della pressione di sovralimentazione a carico parziale.

Il funzionamento della paletta, o alette, dipende da una pressione di controllo modulata invece che da una pressione di sovralimentazione piena, grazie all’utilizzo di vari parametri quali la temperatura della carica, l’iniezione anticipata e la qualità del carburante.

La simulazione riduce i tempi di produzione e i costi di sviluppo

Di fronte a una pletora di variabili complesse, i produttori sono ricorsi alla simulazione durante la fase di design e di test.

Un ostacolo importante da superare con i motori turbocompressi downsized è il range ristretto entro cui il compressore centrifugo funziona in modo stabile a pressioni di sovralimentazione elevate.

L’unico modo per costruire un modello di simulazione efficace è condurre numerosi test nel mondo reale. Questi test sono per lo più effettuati su motori dinamometrici in camere climatiche.

Durante il test a pieno carico e a carico parziale vengono registrate le seguenti informazioni:

  • pressione del collettore di aspirazione
  • pressione di sovralimentazione
  • pressione barometrica

Naturalmente tutto ciò viene integrato con le temperature del motore (refrigerante e olio) per ottenere un quadro delle prestazioni del motore rispetto alla gamma di velocità completa del motore.

Durante questi test è importante che gli ingegneri notino qualsiasi anomalia nelle prestazioni, come eventi quali impulsi di scarico a determinate velocità del motore i quali possono innescare onde stazionarie che possono eccitare la girante ad una frequenza critica e che, a loro volta, possono ridurre la vita della turbina o addirittura portare ad un guasto disastroso.

Pertanto, la misurazione delle mappe di prestazioni della pressione sia del compressore che della turbina è essenziale per la creazione di un modello di estrapolazione accurato per l’implementazione durante le simulazioni. Uno strumento di simulazione ben sviluppato può far risparmiare tempo e soldi agli OEM in termini di dinamometri e test su strada, ma può essere sviluppato solo dopo aver completato le mappe di pressione.

Landing gear hydraulic pressure testing

Landing gear hydraulic pressure testing

Imagine, you’re a pilot in your own plane, cruising on a beautiful day. You line up your approach to the airstrip and flip the switch to actuate the hydraulics for the landing gear to deploy. Suddenly, a low pressure warning appears and the landing gear won’t deploy. Now you have a problem! Amongst the grumblings under your breath will likely be a few unsavory comments about the engineers that designed that hydraulics system. Well, that’s us; and that pilot we’re imaging, that’s our client. They deserve to have a reliable and flawless landing, don’t they? Therefore, it’s on us to design a hydraulic system that can achieve just that, but how? Well the specifics, components, and design are across the board from plane to plane; however, there is one point that is guaranteed to be universal for our endeavors, hydraulic pressure testing! We will all test and test, then try to damage the system and test again! So naturally, we need a pressure sensor that can consistently and accurately record the conditions in our hydraulics system as we fine-tune all the details. Well we have a sensor that can do exactly that and for the remainder of this article we will explore the capabilities of the STS high precision pressure transmitter ATM.1ST.

As we begin to develop our hydraulic pressure measurement regimen, we must first determine the exact data we wish to collect. As we all know, ‘pressure’ is a very broad term to use in a hydraulic system and has very little meaning on its own. Are we referring to the accumulator pressure, pump delivery pressure, the regulator pressure, or perhaps the relief pressure? That decision is up to you, but thankfully STS has developed a series of pressure transmitters that can collect data in any of these sub-components. What do we mean by that? Well, the STS high-precision pressure transmitter ATM.1ST is designed with a modular and adaptable approach. We, as the engineers, can cherry-pick the features and capabilities for every sub-component of the sensor to ensure that every last one is perfectly suited for the environment that it will encounter over the course of the test.  

Let us now break down these sensor modules for a moment. First, we have our choice of materials for nearly every part of the sensor to ensure strength and durability. For example, the housing and transducer can be constructed from stainless steel or titanium depending on the burst pressure we must withstand amongst other factors, and this will in turn be determined from your particular hydraulic setup.  

However, our material selection is not limited to the housing. We also have the power to pick and choose the seal material for our sensor. The selections in this department include Viton, EPDM, Kalrez, and NBR. Naturally, the hydraulic fluid will be consistent throughout the landing gear system; therefore, once we determine the seal material that will have the best interaction with the fluid that particular material can be guaranteed to function throughout the system. Another factor to be kept consistent throughout our test setup is the overall accuracy of our pressure sensors. Luckily, STS grants us leverage over that characteristic as well with the high precision sensors of the ATM.1ST line. We have 0.25%, 0.1%, and 0.05% FS to ensure that our data collection is both accurate and consistent throughout the entirety of the test.  

The last two modular selections that are prudent to our landing gear testing are the electrical and process connections. In the electrical world we have FEP, PUR, and PE cables to select from, along with a range of different connectors. As for process connections, our diaphragm, DIN, and other specifications are entirely at our discretion. While the sheer volume of different combinations may seem slightly overwhelming at face value, they grant us the capability to piece together a pressure sensor that will slide into our test setup seamlessly without driving any special setup or design changes.  

Now let us return to our landing gear testing. As we develop and test the hydraulic system to achieve flawless landing gear operation we are going to need data from several locations within the system. As mentioned above, we have the accumulator that acts as a damping device of sorts to smooth out any pressure variations within the system. Naturally, we as the engineers need to know what those variations are exactly. Therefore this seems to be a perfect location for a test sensor!  

On the subject of pressure maintenance, the regulator also falls squarely into this category. As the pressure fluctuates due to valves opening and closing or any irregularities in the system, the regulator kicks in to ensure that the system pressure remains within the specified range. Once again, this is another crucial component to keep an eye on as we develop our landing gear, and we now have the resources to select a perfectly customized pressure sensor to slide into the system and accomplish just that with precise measurements and easy to install electrical connectors. 

In review, we are tasked to develop a reliable landing gear system via a rigorous curriculum of testing. However, the hydraulic system of such a mechanism is extremely diverse in terms of components and potential locations for sensors. Thankfully for us, STS has produced a reliable little powerhouse in the ATM.1ST pressure sensor that allows us to have nearly complete jurisdiction over all aspects of the sensor; including materials, accuracy, sealing, and electrical connectors. Long story short ladies and gentlemen, this high-accuracy sensor allows us to devise a streamlined and robust testing process where our test sensors complement our setup, and do not dictate it.

Sensori di pressione negli sport motoristici: quando la frazione di un cavallo vapore è decisiva

Sensori di pressione negli sport motoristici: quando la frazione di un cavallo vapore è decisiva

“The winner takes it all!” Nella corsa il mondo si divide in vincitori e perdenti. Il pilota vincente si gode la doccia di champagne. Eppure la decisione preliminare vincente, si prende al banco di prova degli sviluppatori di motori. Sensori di pressione efficienti sono il vantaggio competitivo decisivo.

La STS fornisce sensori di pressione a clienti provenienti dal mondo degli sport motoristici, tra cui esponenti della Formula 1 e della NASCAR. Entrambe le gare di corsa, nonostante tutte le differenze, hanno una cosa in comune: ogni cavallo vapore conta e rappresenta un vantaggio determinante in pista. Se ai banchi di prova, durante le costose prove, si lotta per ogni decimo di cavallo vapore, i risultati dei test devono essere totalmente affidabili fino all’ultimo decimale.

Tecnica di misurazione della pressione nello sviluppo dei motori nella Formula 1 

L’attuale regolamento sui motori della Formula 1 è stato introdotto nel 2014. Sono stati adottati motori a V a 6 cilindri, cilindrate da 1,6 litri e mono-turbocompressori. I numeri di giri ammontano a 15.000 min−1. Il Kinetic Energy Recovery System (KERS), un sistema elettrico per il recupero dell’energia in frenata applicato dal 2009, è stato sostituito dall’Energy Recovery System (ERS). I moderni motori della Formula 1 sono dunque motori ibridi. Con loro il futuro nella Formula 1 è già diventato presente. La gara forse di maggior successo al mondo è anche un laboratorio sperimentale per la strada. Che si tratti di freni a disco o diagnosi computerizzate, molte tecnologie appartenenti alla quotidianità del traffico stradale hanno origine nelle operazioni di sviluppo della Formula 1.

Il regolamento attuale in vigore sui motori in vigore, che delimita le possibilità di intervento per tutti i team allo stesso modo, rende necessaria la grande meticolosità al banco di prova per tirare fuori il vantaggio decisivo. Ogni cavallo vapore conta. Rispetto ai test per le auto nel normale traffico valgono in parte altre esigenze. La pressione dell’olio e dell’acqua sono più elevate, così come sono più elevate le temperature che si verificano. Quando si tratta di abbassare i consumi e aumentare le prestazioni occorrono ampi test in condizioni di gara. Inoltre, l’esattezza dei risultati delle misurazioni nel range di temperatura richiesto è di estrema importanza. Spesso nella Formula 1 non si parla di grandi salti per quanto riguardo i cavalli vapore – a questi alti livelli di prestazioni già miglioramenti in ambito dei decimali sono motivo di gioia.

A proposito di queste sfide una famosa scuderia della Formula 1 si è rivolta alla STS poiché la tecnologia dei sensori fino ad allora utilizzati non era all’altezza delle elevate esigenze. Gli strumenti di misurazione impiegati erano troppo grossi e troppo pesanti. Ancora più grave era poi il problema per cui dovevano essere introdotte al banco di prova ulteriori tecniche di raffreddamento, altrimenti la temperatura dei sensori schizzava al massimo, inficiando i risultati.

L’obiettivo degli sviluppatori era quindi realizzare sensori di pressione che permettessero una standardizzazione e rendessero obsoleti ulteriori elementi di raffreddamento. Anche la questione del peso e delle dimensioni hanno avuto un ruolo – in fondo questi fattori influenzano le performance dei bolidi.

La STS ha messo a disposizione della scuderia un nuovo sensore della serie ATM, disponibile sul mercato nell’autunno di quest’anno. Questo sensore non solo offre la precisione richiesta nell’intervallo di temperatura richiesto, ma ha portato anche un altro decisivo vantaggio che lo sviluppo dei motori ha potuto ottimizzare in modo duraturo: tra i sensori di un altro produttore finora utilizzati ci sono stati dei guasti quando si è passati al sistema ibrido adottato dal 2014. Il risultato: il banco di prova falliva. In pratica era impossibile effettuare misurazioni a lungo termine. I sensori ATM dell’azienda STS sono a prova di guasto e pertanto permettono test estesi sulla strada verso il podio.

Tecnica di misurazione nello sviluppo dei motori della NASCAR 

Se è vero che le stock car della NASCAR non montano motori ibridi, è pur vero che sono necessari vasti test per raggiungere prestazioni ottimali. Anche qui un famoso produttore di motori punta sulla tecnica di misurazione della STS. Con i numerosi test si ha un quadro della pressione dell’olio, dell’acqua, della benzina e dell’aria in circa 200 trasmettitori di pressione ATM.1ST. Dalla pressione dell’aria presente nel motore fino al miglioramento del flusso dell’olio è necessario analizzare correttamente diversi fattori per ottenere aumenti di potenza minimi (ci muoviamo qui a circa 900 CV). Come per la Formula 1 è richiesta massima precisione. Stiamo parlando di un decimo di cavallo vapore!

La scelta del produttore ricade sul trasmettitore di pressione ATM.1ST, perché in quanto a caratteristiche operative fornite non ha concorrenti:

  • La modularità dei sensori della STS permette al produttore di collegare uno speciale adattatore per la pressione.
  • L’errore totale di ≤ ± 0.30 % FS permette analisi significative per il miglioramento dell’efficienza del motore.
  • La stabilità a lungo termine minimizza in modo considerevole lo sforzo di calibrazione.
  • L’intervallo di misurazione della pressione di 100 mbar…1000 bar soddisfa le pressioni che si verificano nello sviluppo dei motori.
  • L’eccellente compensazione della temperatura permette risultati precisi in un ampio range di temperatura – un criterio decisivo con le temperature in rapido aumento durante il test di valutazione al massimo livello.

Che sia la Formula 1 o il NASCAR: la strada verso il podio passa per i banchi di prova. Soprattutto nel competitivo settore degli sport motoristici occorrono sensori ad alta precisione che valutino tutte le importanti misure, dalla pressione dell’olio e dell’acqua fino alla pressione del carburante e dell’aria. Accanto alla precisione anche la sicurezza che non si verifichino guasti svolge un ruolo importante per poter condurre i test a lungo termini necessari e ottenere risultati affidabili.

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