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La riferibilità nella calibrazione dei trasmettitori di pressione

La riferibilità nella calibrazione dei trasmettitori di pressione

Con il tempo i carichi meccanici, chimici e termici riducono l’accuratezza dei trasmettitori di pressione, che devono quindi essere periodicamente calibrati. In questo contesto il concetto di riferibilità svolge un ruolo importante.

Tramite la calibrazione dei trasmettitori di pressione si controlla la loro precisione, individuando tempestivamente le variazioni dei valori misurati. La calibrazione avviene, dunque, prima della messa a punto, che serve invece ad eliminare eventuali malfunzionamenti. La calibrazione viene eseguita con l’aiuto di uno strumento di riferimento, detto campione. Per poter rispettare le importanti serie di norme, come la EN ISO 9000 e la EN 45000, l’accuratezza dello strumento di riferimento deve essere riferibile a un campione nazionale.

 

La gerarchia della calibrazione

Al fine di garantire una comparabilità dei risultati di misura, questi devono poter essere riferibili ad un campione nazionale attraverso una catena di misurazioni comparative. Immaginando questa gerarchia come una piramide, l’accuratezza aumenta in ordine crescente. In cima si trova il campione nazionale, così come lo utilizzano gli istituti nazionali di metrologia. In Germania l’istituto che si occupa di metrologia è il PTB (Physikalisch Technische Bundesanstalt). Per quanto riguarda il campione di riferimento (detto anche campione primario) di solito si tratta di una bilancia a pesi: con un’incertezza di misura minore dello 0,005% offre la massima precisione possibile.

La PTB collabora con i laboratori di calibrazione accreditati per svolgere il suo compito e offrire servizi scientifici e aziendali nel campo della calibrazione. I laboratori di calibrazione utilizzano strumenti campioni o campioni di lavoro, che ad intervalli regolari vengono calibrati dagli istituti nazionali con i campioni di riferimento. Nella gerarchia i campioni di lavoro si trovano subito sotto i campioni di riferimento e presentano un’incertezza di misura tipica compresa tra> 0,005% e 0,05%. Gli strumenti campione, utilizzati anche per la garanzia di qualità in fase di produzione, hanno un’incertezza di misura tipica compresa tra > 0,05% e 0,6%. All’ultimo posto della gerarchia si trovano i dispositivi di controllo interni alle aziende.

Ognuno di questi strumenti di riferimento viene calibrato utilizzando il campione più in alto nella gerarchia. L’incertezza di misura di ogni campione dovrebbe essere tre o quattro volte inferiore rispetto a quella dello strumento di riferimento da calibrare.

Il dispositivo di controllo utilizzato all’interno delle aziende deve poter essere riferibile al campione nazione. La riferibilità, infatti, descrive il processo attraverso cui l’indicatore di uno strumento di misura in una o più fasi – a seconda di quale tipo di strumento si tratti – può essere confrontata con un campione primario per la grandezza di misura in questione. Il DakkS, l’organismo di accreditamento tedesco Deutsche Akkreditierungsstelle, ha stabilito i seguenti elementi di riferibilità:

  1. La catena di confronti non può essere interrotta (ad es.saltando una fase e confrontando il dispositivo di controllo direttamente con il campione di riferimento).
  2. L’incertezza di misura deve essere nota per ogni fase della catena al fine di calcolare l’incertezza totale per l’intera catena.
  3. Ogni singolo passaggio della catena di misurazione deve essere documentato.
  4. Ogni ente che effettua uno o più passaggi di riferibilità deve poter dimostrare la propria competenza attraverso i rispettivi accreditamenti.
  5. La catena di confronti deve terminare con i campioni primari per rappresentare le unità SI (Sistema internazionale di unità di misura).
  6. Ad intervalli regolari bisogna eseguire delle ricalibrazioni. Gli intervalli dipendono da una serie di fattori, tra cui la frequenza e il tipo di utilizzo.

Il DAkks mette qui a disposizione informazioni dettagliate sulla riferibilità ai campioni nazionali degli strumenti di misura e di controllo.

Misurazione della pressione ad alta precisione a temperature elevate

Misurazione della pressione ad alta precisione a temperature elevate

In alcune applicazioni, i trasmettitori di pressione devono funzionare in modo affidabile anche quando sono esposti a temperature molto elevate. Le autoclavi utilizzate nell’industria chimica e in quella alimentare per la sterilizzazione degli attrezzi e degli strumenti rientrano sicuramente tra queste applicazioni esigenti.

Un’autoclave è una camera di pressione impiegata in una vasta gamma di settori per numerose applicazioni. Le autoclavi sono caratterizzate da alte temperature e da una pressione diversa dalla pressione dell’ambiente circostante. Le autoclavi mediche, per esempio, sono utilizzate per sterilizzare gli strumenti, per via della loro capacità di distruggere i batteri, i virus e i funghi a 134 °C. L’aria imprigionata all’interno della camera di pressione viene rimossa e sostituita con vapore bollente. Il metodo più diffuso per farlo è chiamato “spostamento verso il basso”: il vapore entra nella camera e riempie la parte superiore spingendo l’aria più fredda verso il fondo. Qui l’aria fredda viene espulsa tramite uno scarico dotato di un sensore di temperatura. Il processo termina quando tutta l’aria è stata espulsa e la temperatura all’interno dell’autoclave raggiunge i 134 °C. 

Misurazioni estremamente accurate a temperature elevate 

I trasmettitori di pressione sono utilizzati nelle autoclavi per il monitoraggio e la convalida. Essendo normalmente calibrati a temperatura ambiente, non sono in grado di fornire la migliore accuratezza nelle condizioni di caldo elevato e umidità presenti nelle autoclavi. Di recente, la STS è stata contattata da un cliente nell’industria farmaceutica che richiedeva un errore totale dello 0,1% a 134 °C per un campo di misura della pressione da -1 a 5 bar. 

I sensori di pressione piezoresistivi sono molto sensibili alla temperatura. Tuttavia, gli errori di temperatura possono essere compensati in modo tale che i dispositivi siano ottimizzati per le temperature che si verificano nelle specifiche applicazioni. Per esempio, se a temperatura ambiente un trasmettitore di pressione standard può raggiungere lo 0,1% di accuratezza, lo stesso sensore non sarà in grado di fornire lo stesso grado di accuratezza se usato in un’autoclave con temperature che arrivano fino a 134 °C. 

Gli utenti che sanno di aver bisogno di un sensore di pressione che raggiunga un alto grado di accuratezza a temperature elevate, necessitano quindi di un dispositivo adeguatamente calibrato. Calibrare un sensore di temperatura per determinati campi di temperatura è una cosa, ma il nostro cliente dell’applicazione per l’autoclave con richieste di accuratezza molto alta aveva un’altra sfida per noi ancora più problematica da realizzare rispetto a calibrare correttamente un sensore: non si doveva trovare solo l’elemento del sensore all’interno dell’autoclave a 134 °C, ma doveva starci dentro l’intero trasmettitore comprensivo di tutta l’elettronica. Purtroppo non possiamo entrare nei dettagli su come siamo riusciti ad assemblare un trasmettitore digitale non solo in grado di fornire l’accuratezza desiderata di meno dello 0,1% dell’errore totale a 134 °C, ma anche i cui componenti fossero in grado di resistere alle condizioni di caldo elevato e umidità. 

In breve: i sensori di pressione piezoresistivi sono sensibili alle variazioni di temperatura. Tuttavia, con il giusto know-how, possono essere ottimizzati per i requisiti delle singole applicazioni. Inoltre, non solo è possibile calibrare l’elemento del sensore, ma l’intero trasmettitore può essere assemblato in modo da resistere anche alle condizioni di caldo elevato e umidità.

Principi fondamentali della misurazione del flusso

Principi fondamentali della misurazione del flusso

Il flusso di un gas o di un liquido viene misurato per diverse ragioni, incluse sicuramente anche le considerazioni commerciali come ad esempio la parte di un contratto o nei processi produttivi. Il flusso o portata (volume/tempo) può essere rilevato, tra gli altri metodi, tramite la pressione.

La portata può essere misurata in vari modi. Oltre ai sensori di flusso ad ultrasuoni e ai sensori di flusso magnetico-induttivi, esistono anche sensori che funzionano in base al processo di pressione differenziale, tra cui rientrano il diaframma con orifizio calibrato, il tubo Venturi e il tubo di Pilot-Prandtl. Per valutare i valori misurati, con tutti i sensori che funzionano secondo il processo di pressione differenziale si utilizza l’equazione di Bernoulli: 

Q = V/t = VmA 

Q = portata

Vm = velocità media

t = tempo


A = area


V = volume

 

Prendiamo come esempio la misurazione della portata volumetrica tramite diaframma calibrato. Attaccando il diaframma al tubo, quest’ultimo si restringe in un punto:

Immagine 1: Misurazione del flusso tramite diaframma

In caso di flusso regolare, deve verificarsi la stessa pressione prima e dopo l’orifizio: 

p1 + ½ ρv12=p2+ ½ ρv22 

p = pressione

ρ = densità

v = velocità 

Questo assunto si basa sull’equazione di continuità che afferma che tutto ciò che scorre in un tubo alla fine fuoriesce: 

v1A1 = v2A2 

v = velocità 

A = area 

Immagine 2: misurazione del flusso

In condizioni reali, però, si genera un attrito che causa una caduta di pressione: 

p + ½ ρv2 + wR = costante 

P= pressione

ρ = densità

v = velocità

wR = forza di attrito per volume

Immagine 3: caduta di pressione dovuta all’attrito

La caduta di pressione è importante per determinare la portata volumetrica. Tuttavia, l’effetto di attrito dipende da molti fattori. Per questo motivo si utilizza una formula empirica basata a sua volta su valori empirici. La pressione volumetrica deriva, infine, dalla radice della pressione differenziale: 

Q = 4000 αεd2√∆p/ρ 

Q = portata volumetrica

α = coefficiente di flusso empirico

ε = fattore di espansione

d = diametro interno dell‘orifizio

∆p = pressione differenziale

ρ = densità 

Per rendere questa formula un po’ più semplice per gli utenti, tutti i valori costanti dello strumento di misura e del fluido di misura vengono riassunti come costante “c”. Da ciò deriva, ad esempio per un fluido, la seguente equazione: 

Q = c √∆p

Misura della pressione: sostanze comprimibili e sostanze incomprimibili a confronto

Misura della pressione: sostanze comprimibili e sostanze incomprimibili a confronto

Quando si misura la pressione ci sono numerosi fattori da considerare. Naturalmente, tra questi rientrano anche le proprietà della sostanza.

Una distinzione fondamentale è se si tratta di una sostanza comprimibile o incomprimibile. Per sostanze comprimibili si intendono quelle sostanze la cui densità, e quindi anche il volume, dipendono dalla pressione. Ciò vale per i gas. Le sostanze incomprimibili hanno un volume costante, indipendentemente dalla pressione. A questa categoria appartengono soprattutto i fluidi. Va però notato, che l’incomprimibilità rappresenta un caso ideale che non esiste nella realtà. Tuttavia, nella pratica, fluidi come l’acqua o l’olio idraulico sono considerati incomprimibili, poiché in prima approssimazione sono incomprimibili. Si considera, dunque, che in normali condizioni l’acqua nelle tubature è incomprimibile, poiché questo facilita enormemente i calcoli, rendendo trascurabili gli errori risultanti. 

Un esempio a tal riguardo è il calcolo della portata volumetrica. Dal momento in cui i fluidi in prima approssimazione sono incomprimibili, cioè la densità non cambia, se a flusso volumetrico costante la sezione trasversale del flusso si allarga o si restringe (e quindi si ha una variazione di pressione), si applica la legge di continuità: 

Q = A1 •v1 = A2 • v2 

La legge di continuità così formulata non vale per i gas per via della loro comprimibilità. 

In questo modo abbiamo già anticipato il prossimo punto. Anche la differenza tra la statica e la dinamica è importante. Con la statica si indica un equilibrio di forze. In questo caso, a causa della compensazione delle differenze di pressioni, non si ha alcun flusso. 

Diversa, invece, è la situazione con la dinamica. In questo caso bisogna distinguere vari tipi di flusso: 

  • Flusso stazionario: un flusso stazionario si verifica quando la velocità di flusso è costante nel tempo.  
  • Flusso transitorio: si parla di flusso transitorio quando si verificano cambiamenti nel tempo. È il caso, ad esempio, delle pompe e delle aperture delle valvole. Si va da shock dinamici a picchi di pressione, che possono anche danneggiare i tubi.
  • Flusso laminare: nel caso di flusso laminare il fluido scorre in strati non mescolati tra loro. Non si verificano turbolenze e i singoli strati possono presentare velocità diverse. 

Anche l’attrito svolge un ruolo importante. Qui bisogna distinguere tra attrito esterno e attrito interno. Il primo si riferisce all’attrito che si verifica tra il fluido e una parete (ad esempio la parete interna del tubo attraverso cui scorre il fluido). L’attrito interno si trova ad esempio in un flusso laminare, dove i singoli strati del fluido si fanno attrito tra loro. L’attrito che agisce sul flusso dipende da diversi parametri e richiede calcoli complessi. I parametri sono la ruvidità della parete, la velocità del flusso, la densità e la viscosità. Quest’ultimo parametro dipende a sua volta dalla temperatura, cosa che complica ulteriormente il calcolo. 

Ritorniamo alla differenza tra la statica e la dinamica: si parla di misurazione della pressione statica quando si vuole calcolare la pressione gravitazionale (chiamata anche pressione idrostatica). In questo caso per pressione si intende la pressione presente in un fluido fermo sotto l’influenza della forza di gravità. La pressione idrostatica viene per esempio misurata per determinare il livello di riempimento dei serbatoi. Anche qui la differenza tra sostanze comprimibili e sostanze incomprimibili è essenziale, poiché, ad esempio, il calcolo della pressione idrostatica dell’acqua è nettamente più facile del calcolo della pressione di un gas comprimibile. 

La massa delle sostanze incomprimibile è data dalla densità per il volume, ovvero è uguale alla densità per l’area per l’altezza. Per calcolare la pressione idrostatica si applica: 

p = F/ A = ρAhg/A = ρgh 

ρ = pressione

F = forza


A = area


p = densità


h = altezza


g = accelerazione di gravità 

In questa equazione la pressione è proporzionale alla profondità. La forma o la sezione trasversale del contenitore non svolge alcun ruolo. La pressione idrostatica, quindi, non dipende dal volume all’interno del contenitore, ma dal livello di riempimento. Questo fenomeno è conosciuto anche con il nome di paradosso idrostatico.

Immagine 1: paradosso idrostatico

Insomma, mentre la pressione statica viene utilizzata per misurare il livello di riempimento, la misurazione della pressione dinamica viene utilizzata per misurare la portata volumetrica o la portata molare. Per saperne di più leggi qui.

Misurazione elettronica della pressione: confronto tra i principi di misura più comuni

Misurazione elettronica della pressione: confronto tra i principi di misura più comuni

I trasmettitori di pressione elettronici vengono utilizzati in una varietà di applicazioni, dall’ingegneria meccanica all’industria manifatturiera, fino all’industria alimentare e farmaceutica. Il rilevamento della grandezza fisica della pressione può avvenire tramite diversi principi di misura. In questo articolo presentiamo i principi più comuni.

Nella misurazione elettronica della pressione si fa solitamente distinzione tra sensori a film sottile, sensori a film spesso e sensori di pressione piezoresistivi. Tutti e tre questi principi di misura hanno in comune il fatto che la grandezza fisica della pressione viene convertita in un segnale elettrico misurabile. Ugualmente fondamentale per tutti e tre questi principi di misura è un ponte di Wheatstone, dispositivo di misura per la rilevazione di resistenze elettriche, costituito da quattro resistori collegati tra loro. 

I sensori di pressione piezoresistivi: alta precisione e prezzi convenienti 

I trasmettitori di pressione piezoresistivi si basano su estensimetri a semiconduttore. Il materiale utilizzato è il silicio. Su un chip in silicio vengono diffusi quattro resistori collegati a un ponte di Wheatstone. Con la pressione il chip in silicio si deforma e questo fa sì che la conduttività dei resistori diffusi, cambi. Da questa variazione di resistenza è possibile infine rilevare la pressione. 

Poiché l’elemento del sensore piezoresistivo è molto sensibile, deve essere schermato dall’influenza del fluido di misura. Il sensore viene pertanto posizionato in un separatore. La pressione viene trasmessa attraverso un liquido che circonda l’elemento del sensore. Solitamente si tratta di un olio di silicone. Tuttavia, nelle applicazioni con necessità di igiene come nell’industria alimentare e farmaceutica si utilizzano anche altri fluidi di trasmissione. Realizzare una cella di misura asciutta da cui non fuoriesca il liquido in caso di guasto non è, infatti, possibile. 

I vantaggi: 

  • sensibilità molto elevata, pressioni misurabili nel campo dei mbar
  • elevati campi di misura della pressione possibili, da  pochi mbar fino a 2000 bar.
  • protezione da sovraccarico molto elevata
  • eccellente accuratezza fino allo 0,05% dell’intervallo di misura
  • design del sensore molto compatto
  • comportamento dell’isteresi molto buono e buona ripetibilità
  • economico in comparazione con altri sensori
  • pressioni statiche e dinamiche

Gli svantaggi: 

  • necessita di fluido di trasmissione
  • necessita di compensazione della temperatura

Sensori a film sottile: stabilità a lungo termine e prezzi elevati 

A differenza dei sensori di pressione piezoresistivi, i sensori a film sottile si basano su un corpo principale metallico. Su questo corpo i quattro resistori collegati a un ponte di Wheatstone vengono applicati secondo un processo chiamato “sputtering”. Anche in questo caso, dunque, la pressione viene rilevata tramite una variazione di resistenza causata dalla deformazione. Oltre agli estensimetri possono essere inseriti anche i resistori di compensazione della temperatura. Non è necessario alcun fluido di trasmissione, come invece lo è con i sensori di pressione piezoresistivi. 

I vantaggi: 

  • dimensioni molto piccole
  • pressioni misurabili fino a 8000 bar
  • eccellente stabilità a lungo termine
  • non necessita di compensazione della temperatura
  • elevata accuratezza
  • elevata pressione di scoppio
  • pressioni statiche e dinamiche

Gli svantaggi: 

  • sensibilità inferiore rispetto ai sensori di pressione piezoresistivi, pertanto le pressioni basse sono meno facilmente misurabili
  • costoso  se comparato ad altri sensori

Sensori a film spesso: particolarmente resistenti alla corrosione 

Come materiale di base per i sensori a film spesso viene utilizzata la ceramica (ossido di alluminio). Questi sensori di pressione sono monolitici, il che significa che il corpo del sensore è costituito da un unico materiale. Questa caratteristica assicura un’eccellente stabilità a lungo termine. Inoltre, la ceramica è particolarmente resistente alla corrosione di sostante aggressive. Con questo tipo di sensori il ponte di Wheatstone viene stampato sul corpo principale mediante una tecnologia a film spesso e poi viene impresso a temperature elevate. 

I vantaggi: 

  • ottima resistenza alla corrosione
  • non necessita di compensazione della temperatura
  • elevata stabilità a lungo termine
  • non necessita di separatore

Gli svantaggi: 

  • non adatto alle misure di pressioni dinamiche
  • intervallo di pressione con limite superiore massimo a circa 400 bar
Interpretare correttamente i dati di accuratezza nei sensori di pressione

Interpretare correttamente i dati di accuratezza nei sensori di pressione

Nella ricerca del giusto trasmettitore di pressione più adatto entrano in gioco diversi fattori. Mentre alcune applicazioni richiedono un campo di misurazione della pressione particolarmente elevato o un’elevata resistenza alla temperatura, in altri casi è l’accuratezza ad essere decisiva. L’accuratezza, però, non è definita da uno standard. Forniamo qui una panoramica con le varie informazioni.

Anche se la ‘accuratezza’ non ha una normativa che la definisca , può comunque essere verificata dai valori rilevanti richiesti per la misura della precisione, dal momento che questi sono invece definibili da uno standard. Tuttavia, in che modo questi dati siano specificati nelle schede tecniche dei vari produttori è a loro discrezione. Questo rende il confronto tra i vari produttori difficile per gli utilizzatori. E’ fondamentale allora conoscere   come questa viene indicata l’accuratezza nelle schede tecniche per poi interpretarla in modo corretto. Perché errori dello 0,5% possono alla fine essere accurati tanto quanto errori dello 0,1% – è tutta una questione di metodo impiegato per stabilire l’accuratezza.

Dati di accuratezza dei trasmettitori di pressione: una panoramica

Il dato di accuratezza più utilizzato è la non-linearità. La non-linearità descrive la massima deviazione della curva caratteristica da una linea retta di riferimento. Per ricavare quest’ultima esistono tre metodi: la regolazione del punto limite, la regolazione del valore minimo (BFSL) e la regolazione del punto iniziale. Ogni metodo porta a risultati diversi.

Il metodo più facile da capire è la regolazione del punto limite. Qui la retta di riferimento passa attraverso l’inizio e la fine della curva caratteristica. La regolazione del valore minimo, invece, è il metodo che dà il valore di errore minore. In questo caso la retta di riferimento è impostata in modo che la massima discrepanza positiva e negativa siano uguali.

La regolazione del punto iniziale

Dal punto di vista del risultato, la regolazione del punto inziale si può collocare a metà tra gli altri due metodi. Per sapere quale dei tre metodi viene utilizzato bisogna solitamente chiederlo direttamente al produttore, poiché questa informazione spesso non viene inserita nelle schede tecniche. Per i propri prodotti la STS di norma utilizza l’indicazione della curva caratteristica secondo la regolazione del punto iniziale.

I tre metodi a confronto:

Per gli utilizzatori l’errore di misurazione è tra tutti il dato probabilmente più indicativo circa l’accuratezza di un sensore, dato che si deduce direttamente dalla curva caratteristica e include i fattori rilevanti di errori a temperatura ambiente (la non-linearità, l’isteresi, la non-ripetibilità ecc). Con l’errore di misurazione si descrive la massima deviazione della curva caratteristica reale da quella ideale. Poiché l’errore di misurazione dà un valore maggiore rispetto alla non-linearità, non è un dato che viene inserito così spesso dai produttori nelle schede tecniche.

Un altro dato di accuratezza utilizzato è l’accuratezza tipica. Gli strumenti di misurazione individuali non sono identici tra loro, così i produttori indicano un valore massimo che non viene superato. L’accuratezza tipica indicata, quindi, non riguarda tutti i dispositivi, ma si deve supporre che la distribuzione di questi dispositivi corrisponda al valore 1 Sigma secondo la distribuzione normale di Gauss (dunque circa due terzi). Questo significa anche che una parte dei sensori è più accurata di quanto indicato e un’altra parte è meno accurata (senza tuttavia superare un determinato valore massimo).

Può sembrare un paradosso: i dati di accuratezza possono essere accurati in modo diverso. In pratica un sensore di pressione con errore dello 0,5% secondo la non-linearità massima seguendo la regolazione del punto limite è accurato tanto quanto un sensore con errore dello 0,1% secondo la non-linearità tipica seguendo la regolazione del valore minimo.

Errore di temperatura

I dati di accuratezza di non-linearità, accuratezza tipica e errore di misura si riferiscono al comportamento del sensore di pressione a temperatura di riferimento, che, in genere, è di 25°C. Naturalmente ci sono anche applicazioni in cui possono verificarsi temperature molto basse o molto alte. Poiché le condizioni della temperatura influenzano l’accuratezza del sensore, bisogna tenere conto anche dell’errore di temperatura. Per saperne di più sul comportamento termico dei sensori di pressione piezoresistivi clicca qui.

Accuratezza nel tempo: stabilità a lungo termine

I dati sull’accuratezza nelle schede tecniche dei prodotti forniscono informazioni sullo strumento al termine del processo di produzione. Da questo momento in poi l’accuratezza del dispositivo può cambiare. È del tutto normale. Il cambiamento che sorge nel corso del ciclo di vita del sensore viene normalmente indicato come stabilità a lungo termine. Anche in questo caso i dati si riferiscono alle condizioni di laboratorio e di riferimento. Questo significa che pur con estesi test condotti in laboratorio la stabilità a lungo termine indicata non può essere necessariamente determinata in modo preciso per le condizioni di utilizzo reali. Infine, bisogna fare attenzione ad una serie di fattori: le condizioni di temperatura, le vibrazioni o le pressioni stesse sopportate dal sensore, influenzano l’accuratezza nel corso del ciclo di vita del prodotto.

Per questi motivi consigliamo di controllare una volta all’anno i sensori di pressione per garantirne la conformità alle specifiche previste. Occorre esaminare i cambiamenti del dispositivo in termini di accuratezza. Di solito è sufficiente monitorare il punto zero in assenza di pressione. Se si osservano dei cambiamenti maggiori di quelli indicati dal produttore è probabile che il dispositivo sia guasto.

L’accuratezza di un sensore di pressione può essere influenzata da una molteplicità di fattori. È, pertanto, altamente consigliabile chiedere prima una consulenza completa presso il produttore: in quali condizioni si impiega il trasmettitore di pressione? Quali eventuali fonti di errore si possono presentare? Qual è il modo migliore di integrare lo strumento nell’applicazione? Come è stata determinata l’accuratezza indicata nella scheda tecnica? Così facendo puoi finalmente essere sicuro che, in qualità di utilizzatore, riceverai il trasmettitore di pressione che rispecchia in modo ottimale le tue esigenze in termini di accuratezza.

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