Range di misura
È una caratteristica importante che contraddistingue i vari sensori e corrisponde all’altezza massima di colonna d’acqua misurabile.
Sovrapressione
È la pressione massima applicabile al sensore senza che si verifichino alterazioni permanenti (in genere due volte il range di misura)
Precisione
È data dalla somma degli errori ed è indicata in percentuale sul fondo scala per una temperatura costante. Se ad esempio prevediamo oscillazioni di falda massime di 1 m durante il periodo delle misure possiamo inserire un sensore con range 3 m che con una precisione dello 0,1% darà valori con errore massimo di 0,3 cm sul fondo scala; il sensore può essere calato ad 1 m sotto il livello iniziale di misura
Misure ottenute dai sensori
Il carico piezometrico viene controllato inserendo nel pozzo il sensore, possibilmente a livello dei filtri, e ad una quota z sul piano di riferimento.
Riferendoci alla eq 13 le misure ottenute dal sensore relativo (Pmis) sono:
(14) Pmis = (γw Hp + Pbar) – Pref
con γw Hp pressione della colonna d’acqua sopra il sensore,
Pbar pressione barometrica
Pref pressione di riferimento del sensore (in genere 10,19 m)
Supponendo che la Pbar a bocca pozzo sia uguale a quella esistente al livello statico, con un sensore relativo si ottiene il vero valore di Hp cioè l’altezza di colonna d’acqua sopra il sensore
Hp = p/ γw
A meno che l’acqua nel pozzo non sia in equilibrio con quella dell’acquifero il valore di Ht (carico piezometrico totale) misurato nel pozzo non riflette con precisione quello della falda idrica circostante.
Abbiamo visto che questa differenza varia nel tempo e dipende dal tipo di acquifero, rigidità e spessore della copertura (insaturo, acquitardo) e dall’efficienza del pozzo (skin effect).
Dato che questi fattori non sono noti, la semplice rimozione delle fluttuazioni barometriche non corregge esattamente i valori.
Nei casi più frequenti in cui il pozzo non è sigillato il carico totale è misurato contemporaneamente per la pressione barometrica e per quella del liquido tramite i sensori assoluti.
I principali vantaggi di questi è che non sono dotati del cavo di compensazione e non serve fare la misura della pressione barometrica. Mentre il valore finale misurato può fluttuare più della pressione barometrica esso è la base per il calcolo dei gradienti piezometrici e quindi delle direzioni di flusso.
Lo svantaggio è che essendo la scala dei valori da misurare maggiore (pressione d’acqua più barometrica) la precisione si riduce.
E’ noto infine che le misure piezometriche con il normale freatimetro sono equivalenti a quelle del sensore assoluto e sono quindi influenzate dalla pressione barometrica.
Con acquiferi freatici poco profondi ed alta porosità dell’insaturo, la variazione barometrica si equilibra subito sull’acquifero e nel pozzo e le misure di livello con freatimetro o sensore assoluto riflettono la situazione generale.
Al contrario con insaturo potente , rigido e/o poco poroso la variazione esterna si trasmette più lentamente o con difficoltà, attraverso la copertura mentre il pozzo risponde istantaneamente perché in contatto diretto con l’atmosfera.
Il livello Hp non corrisponde quindi a quello dell’acquifero circostante ed il ritorno all’equilibrio si verificherà dopo qualche tempo, ore o giorni.
Rimozione dell’effetto barometrico
I metodi per la rimozione degli effetti barometrici sono stati esaminati da diversi ricercatori e fanno ricorso ad elaborazioni matematiche del tipo multiple regression deconvolution (Rasmussen, Crawford, 1997).
Un’alternativa relativamente semplice che si può applicare avendo una stima dell’efficienza barometrica (BE), permette di ottenere il carico corretto, R per un certo tempo t, tramite la relazione:
(15) R = W + BE (B – C)
R = carico corretto
W = livello acqua nel pozzo
B = altezza barometrica
C = costante (pressione barometrica a livello mare)
Il valore di R così calcolato non va utilizzato per una carta piezometrica, per la cui costruzione si può utilizzare il comune freatimetro od il sensore assoluto oppure quello relativo a cui sommare un valore medio sul lungo periodo della pressione barometrica.
Spane (1999) suggerisce a questo scopo i seguenti steps:
- Utilizzare sensori assoluti o freatimetri
- Utilizzare pozzi con filtri sulla stessa superficie equipotenziale
- Effettuare le misure in un breve tempo, 12 ore (4 ore in presenza di bassi gradienti ed anche meno per zone influenzate dalle maree)
- Misurare profondità simili per la stessa unità idrogeologica
- Misurare pozzi che hanno risposte simili alle variazioni barometriche
- Misurare pozzi efficienti al 90-100%
Per quanto riguarda le prove di pompaggio è anche qui necessario rimuovere quelle sollecitazioni esterne che contribuiscono a variare il livello dinamico, sommandosi all’effetto della pompa, soprattutto se analizziamo i piezometri.
Si è visto infatti, che in alcuni casi le influenze barometriche possono superare nei piezometri, quelle artificiali.
Dato che le variazioni barometriche si ripercuotono su grandi superfici, piccoli sbalzi di 2-3 cm possono produrre oscillazioni nel pozzo di 20-30 cm.
Gli acquiferi artesiani rispondono velocemente alle variazioni barometriche che sono quindi più facilmente rimovibili, cosa che invece non avviene nei freatici con insaturo potente.
Una procedura semplificata per ridurre il margine di errore di queste prove utilizzando i sensori assoluti, è la seguente:
- misurare il trend di pressione atmosferica antecedente la prova (4-5 giorni) e correggere i livelli
- costruire il grafico pressione barometrica – livelli piezometrici per il periodo precedente la prova in assenza di sollecitazioni e valutare l’efficienza barometrica (BE); in alternativa durante la prova si può utilizzare un piezometro esterno e non influenzato dal pompaggio, per monitorare la pressione barometrica ed i livelli od anche utilizzare un valore medio su lungo periodo, della pressione barometrica
se tutte le misure sono fatte nelle stesse unità (m di colonna d’acqua) con un sensore assoluto, indicando con ds gli abbassamenti al pozzo, WL i livello dinamici, BE l’efficienza barometrica e dpa la variazione di pressione barometrica, la correzione è:
(15) ds = WL – BE dpa
con WL = pressione misurata – pressione barometrica
La funzione di risposta barometrica
Il metodo originario di calcolare l’efficienza barometrica dovuto a Jacob (1940) studiava il meccanismo negli acquiferi confinati in cui la trasmissione di pressione avviene istantaneamente. La BE così calcolata si riferisce a periodi brevi, 1-2 ore, e non varia nel tempo in maniera sensibile.
In altri tipi di acquifero o se si sovrappongono altre cause (maree terrestri o marine, carichi artificiali, terremoti, ricarica idraulica ecc.) la BE così calcolata è inesatta. Alcuni autori hanno invece fatto notare che, per una determinata pressione, la BE varia nel tempo e che, se si studia opportunamente questa variazione si possono ottenere utili informazioni sul sistema acquifero – pozzo. E’ stata introdotta pertanto la funzione di risposta barometrica, Barometric Response Function (Rasmussen, Crawford, Toll) La BRF viene utilizzata per rimuovere l’influenza della pressione barometrica dai dati di misura di livello e la forma della curva ottenuta è diagnostica di:
- grado di confinamento
- tipologia di acquifero ed acquitardo
- entità dello skin effect.
La BRF è calcolata ricorrendo ad una procedura matematica (Furbish, 1991). In alternativa si può far ricorso al software BETCO (Sandia National Laboratories) che permette di ricavare i valori corretti e ricostruire la variazione dell’efficienza barometrica rispetto al tempo, dal momento in cui inizia il sovraccarico di pressione barometrica e per alcuni giorni seguenti.Negli studi sugli inquinamenti, ad esempio, l’esame della BRF, ricostruita su vari pozzi è utilizzato anche per dimostrare la continuità idraulica di certi orizzonti, non arguibile dai log di sondaggio e quindi evidenziare la presenza di eventuali acquiferi semiconfinati.
Questa procedura aiuta meglio a capire il perché in certe situazioni il valore di BE iniziale è diverso da quello finale.
Negli studi sugli inquinamenti, ad esempio, l’esame della BRF, ricostruita su vari pozzi è utilizzato anche per dimostrare la continuità idraulica di certi orizzonti, non arguibile dai log di sondaggio e quindi evidenziare la presenza di eventuali acquiferi semiconfinati.
Caratteristiche della BRF
Tenendo in considerazione quanto detto in apertura sulle risposte del pozzo alle variazioni barometriche sono stati ricostruiti 3 grafici diagnostici della funzione di risposta barometrica. In pratica si possono avere tre grafici con un certo andamento se le misure sono fatte con sensori relativi (BRF dipendente da BE) ed altri tre leggermente diversi se le misure sono fatte con sensori assoluti (BRF dipendente da 1-BE).
In ciascuno dei due casi si ha una risposta istantanea per l’acquifero confinato e due ritardate, una per il freatico ed una dovuta a skin effect, ma l’interpretazione è simile.
I tre modelli di risposta del pozzo sono i seguenti:
- risposta rapida negli acquiferi freatici
- risposta ritardata negli acquiferi liberi dovuta ad un lento passaggio dell’aria nell’insaturo prima di raggiungere la tavola d’acqua
- risposta ritardata dovuta alle caratteristiche di completamente dell’opera (immagazzinamento e skin effect)
In fig 9 sono sintetizzate le diverse risposte calcolate con la sola altezza di colonna d’acqua tramite sensore relativo (A: well water level) e con i valori di carico totale con sensore assoluto (B: total head).