Misurazione della pressione su base piezoresistiva

Misurazione della pressione su base piezoresistiva

La misurazione della pressione su base piezoresistiva è ideale per  misurare la pressione statica e offre vantaggi anche in termini di accuratezza e miniaturizzazione. In uno speciale white paper mostriamo le modalità di funzionamento della misura della pressione piezoresistiva.

Attraverso la misurazione della pressione piezoresistiva si misura la variazione di resistenza elettrica di un materiale. La variazione di resistenza dovuta alla compressione e alla trazione avviene essenzialmente in ogni materiale, ma, a differenza dei metalli, nei materiali semiconduttori è particolarmente pronunciata. Per questo motivo la misura viene applicata in particolar modo agli estensimetri realizzati con materiali semiconduttori come il silicio. In questo caso, a differenza degli estensimetri metallici, la sensibilità è più elevata ed è possibile realizzare fattori di proporzionalità positivi e negativi. La soluzione ottenuta è dunque molto più efficace con l’utilizzo del silicio piuttosto che con i metalli. 

Scopri tutto sulla misura della pressione su base piezoresistiva in un white paper gratuito ad hoc. Scoprirai tra l’altro: 

  • le differenze tra gli estensimetri in metallo e gli estensimetri a semiconduttore
  • informazioni sulla produzione dei semiconduttori (crescita del monocristallo di silicio)
  • il comportamento termico delle proprietà dei semiconduttori
  • il meccanismo d’azione dell’effetto piezoresistivo
  • la struttura della cella di misura piezoresistiva 
Monitoraggio affidabile del livello di riempimento nel l’industria carbonifera

Monitoraggio affidabile del livello di riempimento nel l’industria carbonifera

Le miniere sotterranee e le miniere a cielo aperto sono conosciute per le loro difficili condizioni di lavoro. Questo vale anche per la tecnologia adottata. Occorrono, pertanto, strumenti di misurazione resistenti e affidabili per monitorare il livello delle acque freatiche.

In Australia si trova il dieci percento dei depositi di carbone di tutto il mondo. In qualità di principali esportatori di carbone l’industria carbonifera è uno dei settori economici più importanti del continente. L’estrazione della materia prima, però, non è priva di pericoli. I gestori di una miniera a cielo aperto dell’Australia si sono rivolti alla STS alla ricerca di un trasmettitore di pressione per il monitoraggio del livello di riempimento fino a 400 metri di profondità.

Le operazioni minerarie hanno un forte impatto sulle acque freatiche. Le falde acquifere presenti nelle vicinanze delle miniere di carbone si prosciugano,con conseguente abbassamento del cono di depressione. Tale abbassamento modifica le naturali condizioni idrologiche sotterranee, dando luogo a percorsi con minor resistenza. Il risultato è che l’acqua penetra nella miniera a cielo aperto e nei lavori in sotterraneo. Per questo motivo l’acqua che scorre ininterrottamente deve essere pompata via dagli scavi di continuo al fine di garantire un’estrazione facile e sicura della materia prima.

Per monitorare il livello della falda freatica e controllare le pompe impiegate per il drenaggio dell’acqua, i gestori della miniera hanno avuto bisogno di un trasmettitore di pressione per il monitoraggio del livello di riempimento che rispondesse alle loro esigenze. Era richiesto un campo di misurazione della pressione da 0 fino a 40 bar (400 mH2O) di pressione ambientale, nonché un cavo lungo 400 metri. La soluzione fino a quel momento offerta dalla STS, l’ATM.ECO/N/EX, arrivava però solo fino a 25 bar e la lunghezza del cavo era di 250 metri.

Dal momento che la STS è specializzata in soluzioni per la misurazione della pressione personalizzate per il cliente, non si è trattato di una sfida insormontabile. Prontamente è stato sviluppato il trasmettitore di pressione a sicurezza intrinseca per il livello di riempimento ATM.1ST/N/Ex, che rispecchia esattamente i requisiti di pressione ed è dotato di un cavo in teflon lungo 400 metri. Anche la precisione convince con il suo 0,1 percento. Per lo sviluppo del nuovo trasmettitore di pressione la STS ha scelto un cavo in teflon per un pressa cavo sigillato e un tubo di ventilazione aperto (il PUR sarebbe troppo flessibile per questo utilizzo). Inoltre si può avvitare un peso di bilanciamento per garantire una posizione di misurazione dritta e stabile. L’ancoraggio del cavo in acciaio inossidabile, anch’esso avvitabile, aiuta a scaricare la tensione sul cavo elettrico. Il dispositivo, come già rivela il nome, dispone della certificazione EX per l’impiego in aree a rischio esplosione.

L’ATM.1ST/N/Ex con ancoraggio del cavo (a sinistra) e peso di bilanciamento (a destra), entrambi avvitabili.

 In qualità di esperti in trasmettitori di pressione personalizzati, la STS è stata in grado di consegnare l’ATM.1ST/N/Ex in meno di tre settimane. 

Le caratteristiche dell’ATM.1ST/N/Ex in breve: 

  • Campo di misurazione della pressione: 1…250 mH2O
  • Curva caratteristica: ≤ ± 0.1 % FS
  • Errore totale: ≤ ± 0.30 %FS (-5…50 °C)
  • Temperatura di funzionamento: -5…80 °C
  • Temperatura del fluido: -5…80 °C
  • Segnale di uscita: 4…20 mA
  • Materiali: acciaio inossidabile, titanio
  • Compensazione elettronica
  • Disponibile qualsiasi collegamento di processo
Picchi di pressione negli impianti idraulici: un rischio per i sensori e gli impianti stessi

Picchi di pressione negli impianti idraulici: un rischio per i sensori e gli impianti stessi

I picchi di pressione si verificano praticamente in tutti le tubazioni che conducono gas e sostanze liquide. Le pressioni che si generano nel giro di pochi millisecondi possono superare la pressione di sovraccarico dei trasmettitori di pressione utilizzati, rovinando questi ultimi.

Solitamente ci si accorge dei picchi di pressione, ovvero pressioni molto elevate che durano per poco tempo, solo a danno avvenuto. I picchi di pressione sono la conseguenza di colpi di pressione e altri fenomeni fisici (cavitazione, effetto micro diesel) presenti ovunque si trasportino sostanze liquide o gas attraverso dei tubi. Tuttavia, i picchi di pressione con i gas sono meno rilevanti per via della loro relativamente alta compressibilità e solo di rado costituiscono un problema. Quando si parla di condutture dell’acqua si utilizza spesso anche il termine “colpo d’ariete”. Con questo termine si indica una variazione della pressione dinamica del liquido. Quando ad esempio si chiude velocemente una valvola, il flusso d’acqua si blocca all’istante. Questo provoca un’onda di pressione che percorre il mezzo in direzione opposta al flusso ad una velocità sonica per poi riflettersi di nuovo nel verso contrario. Nel giro di millisecondi si crea un forte aumento della pressione che può causare danni ai sensori di pressione e all’impianto (danni ai raccordi e ai fissaggi dei tubi, nonché alle pompe e alle loro fondazioni ecc.). In primo luogo, però, colpisce solitamente lo strumento di misurazione ed è su questo che ci concentreremo di seguito. I danni possono manifestarsi sotto forma di un minuscolo “colpo perforante” o sotto forma di deformazioni (vedi immagini 1 e 2).

Immagine 1: “colpo perforante” a seguito di un picco di pressione

Immagine 2: deformazioni dovute a picchi di pressione

Se la pressione applicata sul trasmettitore di pressione supera la pressione di sovraccarico, il trasmettitore subisce danni permanenti. Ci sono due possibili scenari: per quanto possa suonare paradossale, se con un picco di pressione si ha la distruzione totale dello strumento di misurazione è la conseguenza migliore che possa capitare, poiché in questo caso gli utenti si accorgono immediatamente del danno. Se, invece, a seguito di un picco di pressione il sensore si deforma semplicemente, questo continua a funzionare, ma fornisce soltanto misurazioni inaccurate. Le conseguenze economiche sono di gran lunga maggiori rispetto ad un sensore completamente rotto. 

Ecco come evitare i danni causati dai picchi di pressione 

La strada maestra per prevenire i danni causati dai picchi di pressione è integrare negli impianti gli smorzatori di pulsazioni o i riduttori di pressione. Altri mezzi, come ad esempio l’uso di valvole, non servirebbero a raggiungere l’obiettivo poiché le valvole sono troppo lente per reagire ai picchi di pressione che si generano in millisecondi. 

Lo scopo di un riduttore è ammortizzare i picchi di pressione, cosicché non superino più la pressione di sovraccarico del trasmettitore di pressione provocando dei danni. A questo proposito il riduttore viene posizionato nel canale di pressione prima della cella del sensore. Così facendo, i picchi di pressione non colpiscono più la membrana in modo diretto e incondizionato, dal momento che devono prima snodarsi nel riduttore.

Immagine 3: Canale di pressione con riduttore di pressione

Sulla base dell’ottima protezione fornita contro i picchi di pressione, l’utilizzo dei riduttori di pressione è la variante migliore, eppure non è priva di insidie. Soprattutto nel caso di sostanze con parti solide e parti in sospensione, infatti, si può verificare un blocco del canale di pressione per via delle calcificazioni e delle sedimentazioni. Come conseguenza si avrà un rallentamento del segnale di misurazione. Quindi, quando si utilizzano i riduttori di pressione in questo tipo di applicazioni, bisogna eseguire periodicamente dei controlli. 

Una protezione supplementare contro i picchi di pressione può essere fornita da una maggiore resistenza di sovraccarico rispetto alla norma. Se questo sia consigliabile o meno dipende dalla singola applicazione: quando, ad esempio, sono richiesti valori di alta precisione, questi potrebbero non essere più raggiunti in caso di resistenza di sovraccarico molto elevata rispetto al campo di misurazione.

Effetto diesel negli impianti idraulici: danni materiali come conseguenza

Effetto diesel negli impianti idraulici: danni materiali come conseguenza

Come suggerisce il nome, il concetto di effetto diesel fa riferimento al processo di combustione in un motore diesel. Si tratta di un fenomeno osservabile negli impianti idraulici. Oltre ai picchi di pressione, le conseguenze sono invecchiamento dell’olio, residui e distruzione delle guarnizioni.

L’effetto diesel si verifica a seguito della cavitazione. Pertanto, vogliamo prima esaminare le condizioni all’origine della cavitazione nei sistemi idraulici per poi dedicarci all’effetto diesel. 

Cavitazione nei sistemi idraulici 

Gli oli idraulici contengono aria disciolta a seconda del gas, della temperatura, del liquido e della pressione. Una cavitazione è infine un’espulsione d’aria dall’olio idraulico. Ciò si verifica quando l’olio è soggetto ad una certa pressione o ad un determinato movimento di taglio. In pratica succede nelle linee di aspirazione, negli spazi interni delle pompe, nei restringimenti trasversali e nei punti di un sistema idraulico in cui ci sono pulsazioni. Quando la massa dell’olio in movimento si rompe, si formano delle cavità in cui vengono liberate minuscole bolle d’aria. 

L’effetto diesel 

Se le bolle d’aria generatesi dalla cavitazione, contenenti anch’esse particelle d’olio, vengono sottoposte ad una pressione elevata, la temperatura all’interno delle bolle aumenta drasticamente. Questo forte aumento della temperatura genera l’effetto diesel, ovvero combustioni nel sistema idraulico. Il processo di combustione avviene nel giro di millisecondi. 

Le conseguenze della cavitazione e dell’effetto diesel 

La cavitazione può avere una moltitudine di effetti negativi, tra cui danni materiali ai corpi delle pompe e alle valvole di sovrappressione, aspirazione di elementi di tenuta come gli O-ring, alterazione della caratteristica del flusso, riduzione dell’efficacia delle pompe e degli ingranaggi per via delle perdite di riempimento, rumori, colpi d’ariete con picchi di pressione che superano la pressione di sistema, e, non ultimo, l’effetto diesel che si manifesta sotto forma di invecchiamento dell’olio, residui di combustione e guarnizioni distrutte. 

Le conseguenze della cavitazione e dell’effetto diesel non sono sempre subito evidenti. Spesso si notano quando è già troppo tardi ed è necessaria una riparazione degli impianti idraulici. I picchi di pressione dovuti alla cavitazione e all’effetto diesel possono danneggiare anche i trasmettitori di pressione installati nel sistema. La membrana del trasmettitore di pressione viene “perforata” a causa dell’aumento improvviso della pressione (qui puoi leggere maggiori informazioni sul tema). 

Viste le gravi conseguenze della cavitazione e dell’effetto diesel occorre adottare misure appropriate al fine di evitare il verificarsi di questi fenomeni. Tra queste misure rientrano un sufficiente riempimento delle camere di aspirazione e basse velocità di flusso, evitando angoli vivi, deviazioni e pressioni pulsanti.

Misurare la pressione in modo accurato è essenziale per sviluppare una pompa dell’olio elettrica

Misurare la pressione in modo accurato è essenziale per sviluppare una pompa dell’olio elettrica

Spinti dall’inasprirsi degli obiettivi per le emissioni globali, gli OEM si stanno rivolgendo sempre di più all’elettrificazione per ridurre il consumo di carburante e le emissioni di gas serra. La scelta in questo ambito ricade spesso sui veicoli elettrici ibridi, spesso alimentati da un motore estremamente ridotto.

Il problema con questi motori dimensionati è che i sistemi ausiliari di potenza compromettono di molto la guidabilità e le prestazioni. Per fortuna queste perdite parassite possono essere in gran parte ridotte sostituendo i componenti tradizionalmente meccanici con unità alimentate elettronicamente. Per questo motivo, le pompe alimentate elettricamente si stanno diffondendo rapidamente nella produzione di serie; in particolare le pompe dell’olio e dell’acqua.

Immagine 1: esempio di una pompa dell’olio elettrica
Fonte dell’immagine: Rheinmetall Automotive

 

Se i vantaggi sono ovvi, l’elettrificazione, soprattutto per quanto riguarda la pompa dell’olio, è però tecnicamente complessa: gli ingegneri non solo vogliono che l’olio circoli ad una determinata velocità di flusso e pressione, ma vorrebbero che questi parametri corrispondano ai requisiti del motore in modo intelligente. 

Al fine di ottimizzare le prestazioni è importante che l’attrito e le perdite di pompaggio siano ridotti al minimo attraverso un attento controllo del flusso dell’olio nelle diverse aree del circuito dell’olio, garantendo nel contempo sempre la giusta pressione. 

Le simulazioni si basano sulle informazioni accurate della pressione e della velocità di flusso dell’olio al banco di prova 

Una pompa dell’olio alimentata elettronicamente è costituita da tre sottosistemi: la pompa, il motore e il regolatore elettronico. La prima sfida di qualsiasi nuovo sviluppo applicativo è dunque integrare in modo efficiente questi moduli in modo tale da ridurre le dimensioni e il peso totali, nonché il numero di componenti, pur ottimizzando le prestazioni. 

La funzione principale della pompa dell’olio è fornire un determinato flusso dell’olio ad una pressione ottimale. Pertanto la sua progettazione, che costituisce un processo iterativo, inizia dagli ingranaggi di pompaggio. Per la maggior parte delle applicazioni, la pompa è necessaria per fornire pressioni superiori di 1 fino a 2 bar, spesso arrivando a 10 bar. 

Come succede quasi sempre per lo sviluppo dei motori, per accelerare la fase di progettazione ci si affida a una combinazione di simulazioni e test condotti nel mondo reale. 

Il ciclo di progettazione inizia con la valutazione preliminare dell’efficienza volumetrica basata sui risultati sperimentali raccolti su pompe e applicazioni simili. Questi dati includono la velocità della pompa, la temperatura dell’olio, la pressione e la velocità di flusso. 

È importante che le informazioni usate per la valutazione siano accurate. La raccolta dei dati deve, dunque, essere effettuata utilizzando strumenti di misura precisi e altamente affidabili, in grado di fornire letture accurate nelle condizioni estreme che si verificano all’interno e intorno al motore. 

Per garantire accuratezza e ripetibilità, per la misura della pressione è importante utilizzare solo i sensori della migliore qualità. Non solo questi sensori di pressione devono fornire letture affidabili per un ampio intervallo di pressioni e temperature, ma devono anche resistere alle vibrazioni. 

Nel corso degli anni, la STS ha sviluppato dei sensori di pressione che soddisfano i requisiti degli OEM, dei fornitori di primo livello e degli specialisti della progettazione per quanto riguarda lo sviluppo dei motori. 

Sviluppo di una pompa dell’olio elettrica che supera in prestazioni l’unità meccanica 

Sulla base delle informazioni raccolte sui requisiti idraulici a varie velocità di flusso, pressioni di mandata e temperature dell’olio, si conclude una progettazione preliminare degli ingranaggi. Grazie al software Matlab’s Simulink, le informazioni riguardanti il comportamento del sistema fisico possono essere razionalizzate in un codice unidimensionale. 

In questa fase è importante notare che per generare il flusso richiesto a una determinata pressione, dovrebbe essere selezionata una velocità di rotazione che faciliti la migliore forma del motore e della pompa senza creare cavitazione o problemi di rumore, laddove il rumore per un tipico intervallo di velocità per un funzionamento continuo è solitamente compreso tra 1500 e 3500 rpm. 

Nella fase successiva è possibile creare diversi design utilizzando LMS Imagine. Il software Lab’s Amesim può ottimizzare i parametri di progettazione – per esempio il numero di denti e l’eccentricità – continuando a soddisfare tutte le condizioni di pressione, flusso e temperatura. 

Dopo aver implementato le caratteristiche geometriche dell’idraulica calcolata e aver terminato il design provvisorio, è possibile calcolare la coppia totale richiesta per guidare la pompa nei punti critici di funzionamento con la seguente formula: 

Mtot = MH + MCL + Mμ  

Dove: 

  • MH sta per la coppia idraulica dovuta alla generazione della pressione e del flusso richiesti
  • MCL sta per l’attrito di Coulomb generato quando ci sono contatti asciutti e lubrificati tra le parti scorrevoli
  • Mμ è il contributo viscoso dovuto al movimento del fluido all’interno degli spazi liberi

Una volta completata la progettazione, vengono costruiti i prototipi per valutarli nel mondo reale su un banco di prova del motore. 

La pressione dell’olio, la velocità di flusso e la temperatura a varie velocità del motore e della pompa vengono ancora una volta misurate per poter convalidare i risultati ottenuti con la simulazione. Se i risultati corrispondono alle specifiche, il programma di sviluppo viene ultimato e il progetto entra, così, nella fase di industrializzazione. 

È ovvio che per prestazioni ottimali e durabilità tutte le misure devono essere registrate in modo accurato, ma il peso dato alle informazioni generate dal sensore di pressione è, se possibile, più importante degli altri. In qualsiasi momento una pressione insufficiente può portare a un catastrofico guasto, mentre una pressione eccessiva spreca energia e può portare a problemi con le guarnizioni dell’olio.

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