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Sensori di pressione piezoresistivi Archives - Page 2 of 8 - Switzerland (IT)
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La pressione sblocca il potenziale del gas naturale compresso

La pressione sblocca il potenziale del gas naturale compresso

Grazie alla sua altissima densità energetica, il gas naturale compresso (GNC) è molto adatto per essere utilizzato come carburante nel settore automobilistico. Il GNC ha un numero di ottano di circa 120  e un calore di combustione che va da 9000 a 11000 kcal/kg o da 38 a 47 MJ/kg.

Inoltre, la combustione di GNC produce molte meno emissione di CO2 rispetto, ad esempio, alla combustione della benzina. E dato che in molti mercati il GNC è un combustibile particolarmente conveniente in termini di costi, i produttori stanno mostrando un interesse sempre maggiore nello sviluppo di veicoli in grado di funzionare con questa fonte di combustibile alternativa. 

La sfida principale nell’ottimizzare un motore a combustione interna facendo in modo che funzioni a GNC è la regolazione della pressione di iniezione nella guida del carburante.

Immagine 1: esempio di un sistema a due carburanti per benzina e GNC
Fonte dell’immagine: Bosch Mobility Solutions
 

Il GNC viene immagazzinato a circa 200 bar e viene generalmente iniettato tra due e nove bar, a seconda delle esigenze del motore – bassa pressione per una guida con consumo efficiente di carburante a basse velocità e pressioni più elevate quando sono richieste una potenza e una coppia maggiori. 

L’efficacia della combustione all’interno di un cilindro del motore è fortemente influenzata dalla temperatura e dalla pressione del GNC. Un aumento della pressione a volume costante si traduce in una maggiore densità di massa del gas, con conseguente aumento del suo potere calorifico. 

Ad ogni modo, anche se la temperatura iniziale e la pressione di iniezioni possono essere variate, i veicoli a gas naturale compresso, se non accuratamente calibrati durante la fase di sviluppo, possono soffrire di perdite di potenza e scarsa guidabilità. 

Iniettare il GNC sotto pressione 

Il GNC viene generalmente fornito alla guida del carburante da un serbatoio ad alta pressione tramite un regolatore di pressione. Per una combustione efficiente del carburante, la quantità di gas naturale iniettato deve sempre essere conforme alla massa d’aria richiesta dal motore. A tal fine, la gestione elettronica del motore, utilizza di norma un flussometro per determinare la quantità d’aria esatta richiesta e, successivamente, la quantità di GNC da iniettare. 

Con l’iniezione a punto centrale (CPI – Central Point Injection), il GNC viene fornito al collettore di aspirazione da un distributore di gas naturale. Un sensore di pressione del fluido misura la pressione e la temperatura nel distributore, permettendo agli iniettori del gas naturale di fornire la quantità precisa di carburante richiesto. 

In alternativa, l’iniezione può avvenire anche senza il distributore di gas naturale, allineando ogni iniettore ad un corrispondente cilindro. Con l’iniezione a punti multipli (MPI – Multi-Point Injection), il gas viene iniettato sotto pressione in ogni tubo del collettore di aspirazione del cilindro, a monte della valvola di aspirazione. 

Dal momento che, nei veicoli che utilizzano il GNC come carburante, i cambiamenti nella pressione hanno un impatto significativo sulle prestazioni del motore, la coppia motore e le emissioni di scarico (CO, CO2, NOx e idrocarburi) devono essere registrate durante la fase di test del motore. 

Ottimizzare la pressione rail per tutte le condizioni di guida 

Per ottimizzare il sistema a gas naturale compresso è importante che durante le fasi di progettazione e di test la pressione all’interno del rail venga accuratamente misurata a diverse aperture della valvola a farfalla, incrociandola ai dati della coppia motore e delle relative emissioni dei gas di scarico. Per questo la maggior parte degli ingegneri di sviluppo richiedono trasmettitori di pressione di alta qualità. 

È importante che questi sensori forniscano letture accurate per un’ampia gamma di pressioni e, allo stesso tempo, conservino la loro integrità a temperature elevate. 

Sebbene un aumento nella pressione del gas naturale compresso porti alla riduzione di CO2, HC e NOx, aumenta la quantità di CO nel gas di scarico. Ciò rende essenziale registrare in modo accurato gli effetti della modulazione della pressione di iniezione del GNC. 

Durante i test viene utilizzato un regolatore di pressione per controllare la pressione di iniezione misurata da un sensore di pressione accuratamente calibrato posto sul rail, mentre un flussometro analogico, normalmente con una capacità di 2.5 m3/h, viene utilizzato per misurare e controllare il flusso d’aria d’ingresso. Un banco dinamometro a rulli viene infine utilizzato per registrare la coppia del motore. 

Per tutta la durata del test, la temperatura del gas e la velocità di flusso sono tenute costanti rispettivamente a 22°C e 0.1 SCFH. Un ventilatore ad alta potenza viene utilizzato per mantenere la temperatura del motore durante il test, mentre l’apparecchiatura per controllare le emissioni è attaccata al tubo di scarico al fine di registrare il contenuto di CO, CO2, idrocarburi e NOx nei gas di scarico. 

Questo processo è piuttosto complesso e richiede che la pressione rail, la coppia e le emissioni siano misurate a centinaia di punti di apertura della valvola a farfalla, cosicché l’unità di controllo del motore possa creare una mappa efficace dei requisiti del motore. 

Misurare, registrare e inserire tutti questi dati nelle relative tabelle è un compito che richiede molto tempo, pertanto gli ingegneri di sviluppo spesso ricorrono a strumenti di modellazione per velocizzare lo sviluppo. Questi strumenti forniscono solitamente un ambiente per la simulazione e la progettazione basata su modelli per sistemi dinamici e integrati, riducendo in tal modo il numero di versioni hardware necessarie per progettare il sistema. 

Il modello di simulazione è codificato con le informazioni acquisite dai test condotti in tempo reale e poi integrato su un file eseguibile utilizzando il compilatore C per girare su un sistema operativo in tempo reale. 

Una volta acquisiti i dati di base è possibile generare un numero infinito di simulazioni in tempo reale da applicare a qualsiasi aspetto del ciclo di progettazione: dal concept iniziale alla progettazione del regolatore, fino alle fasi di test e convalida grazie alle tecniche di verifica hardware in the loop (HIL). 

Un programma di test ben sviluppato che utilizza sensori di pressione da laboratorio e apparecchiature di controllo sblocca le prestazioni e la guidabilità dei veicoli alimentati a GNC, equiparabili ai loro equivalenti alimentati a combustibili fossili, ma con vantaggi in termini di costi ed emissioni.

Mud logging: i trasmettitori di pressione devono fornire le massime prestazioni

Mud logging: i trasmettitori di pressione devono fornire le massime prestazioni

Con il temine “mud logging”si indicano i metodi analitici eseguiti sul fluido di perforazione durante le trivellazioni. In questo ambito servono trasmettitori di pressione ad alte prestazioni e, soprattutto, resistenti.

Il termine è costituito dalle parole inglesi “mud” (fango) e “logging” (rilevamento) e già offre una buona, seppure incompleta definizione del processo coinvolto: i mud logger – conosciuti anche con il nome di specialisti di surface logging – vengono incaricati dalle aziende di perforazione per fornire registrazioni dettagliate sul foro di trivellazione. I mud logger analizzano le informazioni che vengono portate in superficie durante la perforazione ed è per questo che molte aziende utilizzano anche il termine “servizi di surface logging”. Il fango di perforazione è la componente più importante del mud logging, poiché porta le informazioni dalla profondità del foro fino alla superficie, dove poi si procede ad analizzare i detriti di perforazione (detti “cutting”) contenuti nel fluido di perforazione circolante. 

Le analisi creano un protocollo dipendente dalla profondità per la determinazione della profondità degli idrocarburi, l’identificazione della litologia del foro e il monitoraggio del gas naturale che penetra nel fango di perforazione durante le trivellazioni. Ulteriori scopi del mud logging sono la determinazione della pressione interstiziale e della porosità, nonché la determinazione della permeabilità della formazione perforata, la raccolta, il monitoraggio e la valutazione degli idrocarburi, la valutazione della producibilità delle formazioni di idrocarburi e, infine, la registrazione dei parametri di perforazione. Questi dati sono importanti per garantire lo svolgimento di operazioni di trivellazione sicure e ottimizzate dal punto di vista economico. 

Il mud logging avviene in tempo reale in laboratori mobili allestiti sul sito di perforazione. I dati in tempo reale vengono utilizzati direttamente per il controllo della foratura. I servizi di mud logging vengono generalmente realizzati da specialisti incaricati dall’azienda di perforazione. La STS mette a disposizione i trasmettitori di pressione ad alcuni di questi offerenti di servizi di mud logging. 

Sensori di pressione nei processi di foratura: la resistenza è la chiave 

Per monitorare il processo di foratura, i mud logger installano diversi sensori sulla trivellatrice. Riuscire ad individuare anche le minime perdite nella pressione di perforazione richiede un’elevata precisione. Inoltre, il rilevamento deve avvenire senza ritardi per evitare rischi e costi legati alle irregolarità. 

I siti di perforazione sono ambienti ostili e come tali possono richiedere molto dai sensori impiegati. I due principali fattori sotto questo punto di vista sono il fango stesso e le vibrazioni che si generano durante le operazioni di perforazione. 

Immagine 1: Trasmettitore di pressione per applicazione Mud Logging

Per resistere a queste difficili condizioni, la STS fornisce alle aziende che offrono servizi di surface logging il trasmettitore di pressione ATM/ECO/EX realizzato con uno speciale corpo esterno. Il trasmettitore di pressione certificato ATEX è ottimizzato per campi di alta pressione. Le vibrazioni che si verificano durante le operazioni di perforazione influenzano principalmente il punto di contatto con il collegamento di processo. La STS ha risolto il problema con una doppia saldatura del collegamento. Inoltre, il corpo in acciaio inossidabile è più spesso rispetto al modello standard (26,5 mm). Oltre ai campi di alta pressione e alle forti vibrazioni, il fango di perforazione pone un’altra problematica, potendo intasare il canale di pressione. Per evitare che si intasi, abbiamo realizzato il canale leggermente più ampio (10 mm). Normalmente un canale di pressione più largo può compromettere la membrana di pressione. Tuttavia, poiché con le applicazioni di questo tipo sono presenti per lo più pressioni statiche, questo non rappresenta un problema.

Mud Pulse Telemetry: trasmettere i dati MWD con i sensori di pressione

Mud Pulse Telemetry: trasmettere i dati MWD con i sensori di pressione

Per trasmettere i dati idraulici servono sensori di pressione che siano sensibili e, allo stesso tempo, in grado di resistere alle alte pressioni. Questo vale soprattutto per le applicazioni MWD (dall’inglese “Measurement While Drilling”).

Con le applicazioni MWD i dati vengono rilevati durante le operazioni di scavo. Il sistema MWD è diventato un’applicazione standard soprattutto per il “directional drilling offshore”. La raccolta dei dati in tempo reale è essenziale affinché l’operatore della trivella possa guidare lo strumento nel punto giusto. A tale scopo sulla testa della trivella vengono installati diversi sensori che servono a fornire in tempo reale informazioni sull’area di perforazione. I sensori utilizzati sono sensori di inclinazione, temperatura, ultrasuoni e radiazioni. Tutti questi diversi sensori sono collegati tra loro in modo fisico o digitale e sono connessi ad una unità logica che trasforma le informazioni in cifre binarie. I dati raccolti dal foro di perforazione vengono quindi trasmessi in superficie tramite Mud Pulse Telemetry (telemeria a impulsi di fango). Oltre a servire per controllare e guidare le operazioni di scavo, questi dati vengono utilizzati anche per altri aspetti, tra cui: 

  • informazioni sulle condizioni della punta della trivella
  • registrazione della natura geologica degli strati di terra penetrati
  • realizzazione di statistiche di rendimento per indentificare eventuali miglioramenti
  • analisi dei rischi per le future trivellazioni

Il Mud Pulse Telemetry è un sistema binario di trasmissione di codifica utilizzato con i liquidi. Questo sistema si basa su una valvola che fa variare la pressione del fango di perforazione all’interno della stringa di perforazione, convertendo le registrazioni dei sensori installati sulla testa della trivella in impulsi di pressione. Attraverso il fango di perforazione queste pulsazioni raggiungono la superficie esterna. In superficie, gli impulsi di pressione vengono misurati da un trasmettitore di pressione e trasformati in segnale elettrico. Questo segnale viene poi trasmesso a uno strumento di lettura che lo digitalizza. Grazie ai computer è possibile così ricostruire le informazioni trasmesse. 

La STS mette a disposizione degli utenti del directional drilling offshore i trasmettitori di pressione analogici utilizzati nel Mud Pulse Telemetry. I requisiti che devono avere questi sensori sono elevati: devono essere estremamente sensibili per poter registrare in modo affidabile anche le minime differenze di pressione.Allo stesso tempo, devono resistere a pressioni fino a 1000 bar, dal momento in cui,a profondità molto basse, per azionare la testa della trivella occorrono pressioni molto elevate. Anche i sensori di pressione impiegati in superficie nel Mud Pulse Telemetry sono esposti a tali forze.

Immagine 1: trasmettitore di pressione analogico per l’impiego nel Mud Pulse Telemetry

Oltre all’elevata sensibilità sono richiesti anche tempi di reazione molto veloci al fine di garantire una buona comunicazione dei dati in tempo reale. Inoltre, lo strumento di misura dovrebbe essere il più possibile a basso rumore per escludere al massimo risultati di misurazione falsati. Nelle operazioni di trivellazione soprattutto le polpe da fango causano la maggior parte dei segnali rumore. Anche la trivellazione in sé è una fonte di interferenze. Per questo motivo, i sensori analogici con un segnale di uscita 4 … 20 mA, rappresentano la migliore soluzione per il Mud Pulse Telemetry.

Prospezione petrolifera sotto il fondale marino

Prospezione petrolifera sotto il fondale marino

Gli scienziati hanno un quadro più preciso più della superficie di Marte piuttosto che del fondale marino terrestre. È necessario conoscere accuratamente la conformazione e lo stato del fondale sottomarino per una serie di motivi, tra cui la sicurezza del traffico navale, scopi di ricerca (archeologia, oceanografia) e scopi di esplorazione. Rientra tra quest’ultimi anche lo studio dei giacimenti petroliferi giacenti sotto il fondale marino. 

Per identificare possibili giacimenti di petrolio sotto gli oceani bisogna analizzare la conformazione geologica del fondale marino. Dal momento che solitamente si tratta di zone molto profonde difficili da raggiungere, si cartografa il fondale con l’aiuto di onde sonore. Questo metodo è chiamato sismica a riflessione. 

Prospezione petrolifera con il metodo sismico a riflessione 

Con la sismica a riflessione si studiano le onde sismiche generate artificialmente. Queste onde si propagano sott’acqua e vengono in parte rifratte e riflesse, come un raggio di luce ai bordi ottici,non appena colpiscono i bordi di un materiale. La quantità di luce dell’onda riflessa sulla superficie dello strato colpito dipende dalla velocità e dalla differenza di densità tra gli strati contigui. Queste onde riflesse ritornano verso la superficie dell’acqua. Sia l’energia che il tempo impiegato dal moto ondoso vengono registrati da geofoni. Una volta elaborati i dati si vede a quale profondità si trovano i rispettivi bordi dello strato colpito. 

La tecnica più utilizzata della sismica a riflessione è il metodo CMP (dall’inglese Common-Midpoint). Con questo metodo si ottiene una serie di tracce che riflettano dallo stesso punto centrale. Queste tracce vengono poi sovrapposte. Prima però bisogna effettuare una correzione dei tempi di percorrenza, definita Normal Move Out (NMO). Durante questo passaggio si correggono i diversi punti di riflessione delle tracce in modo che compaiano nella sezione finale al momento giusto e nella posizione corretta.

Con il metodo CMP è necessaria una misurazione accurata della pressione 

Nella prassi della prospezione petrolifera si utilizza una nave adeguatamente attrezzata che trascini parecchi cavi di misura, chiamati streamer. Gli streamer possono essere lunghi diversi chilometri. Su questi cavi si trovano, ad intervalli regolari, degli idrofoni per la registrazione delle onde riflesse. Per generare le onde all’inizio dello streamer viene posizionato una sorgente di onde sonore. Per ottenere risultati il più corretti possibile è essenziale conoscere l’esatta posizione (profondità) dell’idrofono, pertanto ogni idrofono viene dotato di una cella di misura della pressione. 

Per la prospezione petrolifera sotto il fondale marino la determinazione della posizione degli idrofoni viene spesso effettuata dalle celle di misura piezoresistive della STS. Poiché questo metodo complesso e ad elevata intensità di calcolo richiede una precisione assoluta, la tecnica di misura impiegata deve soddisfare requisiti elevati. Dato che gli streamer si trovano solo pochi metri sotto il livello dell’acqua, le celle di misura devono poter rappresentare pressioni da 0 a 15 bar. Per via della vicinanza con la superficie dell’acqua il campo di misura effettivo è fino a 2 bar (assoluto). Qui la precisione richiesta è inferiore allo 0,3 percento di errore totale. 

Immagine 1: esempio di cella di misura della pressione per applicazioni di sismica a riflessione

Altre richieste che la STS ha soddisfatto sviluppando celle di misura secondo le esigenze dei clienti sono state le dimensioni ridotte: 12 mm x 13,8 mm. Inoltre, quando la nave si ferma l’idrofono affonda. Per poter reggere alle pressioni che si verificano ad alte profondità e continuare a funzionare, le celle di misura devono sopportare una pressione di sovraccarico di 100 bar. Per realizzare il corpo delle celle di misura della pressione, dato che il loro impiego è nell’acqua salata, è stato utilizzato il titanio.

Un motore a idrogeno con iniezione diretta ad alta pressione potrebbe sostituire il turbodiesel?

Un motore a idrogeno con iniezione diretta ad alta pressione potrebbe sostituire il turbodiesel?

Non più benvisto, il motore diesel, una volta leggendario, sembra abbia fatto il suo corso. Persino città come Parigi, che una volta incentivavano l’uso del diesel, ora chiedono agli OEM di fermarne la produzione entro il 2025. Sebbene sia altamente improbabile che questo accada, è un segno di quanto il mondo sia preoccupato per il riscaldamento globale e per l’inquinamento atmosferico in generale.

Per rispettare le norme sempre più severe sulle emissioni, gli OEM stanno studiando nuove forme di propulsione spesso mai provate prima d’ora. Si stanno testando tutti i possibili scenari: dai motori completamente elettrici agli ibridi e persino quelli a celle a combustibile di idrogeno. 

L’idrogeno, in particolare, sta riscuotendo interesse tra i ricercatori di tutto il mondo – viene ritenuto un carburante pulito che potrebbe benissimo diventare il propulsore dei trasporti del futuro. 

La differenza tra l’idrogeno e gli idrocarburi tradizionali sta nel suo ampio campo stechiometrico che va dal 4 al 75 percento del volume di idrogeno in aria e inoltre, in condizioni ideali, la velocità di combustione dell’idrogeno può raggiungere alcune centinaia di metri al secondo. Queste caratteristiche lo rendono altamente efficiente nella combustione di miscele magre con basse emissioni di NOx. 

Quarant’anni di sistemi di iniezione ad idrogeno 

L’iniezione ad idrogeno esiste dagli anni ’70 e consiste nell’iniettare idrogeno in un motore a combustione interna modificato. In questo modo il motore brucia in modo più pulito, con maggiori prestazioni e minori emissioni. 

I precedenti sistemi a bassa pressione, tuttora in uso, iniettavano l’idrogeno nell’aria prima di arrivare nella camera di combustione. Si verificavano, però, diversi problemi poiché l’idrogeno brucia 10 volte più velocemente del diesel e, una volta mescolato al diesel nella camera di combustione, la velocità di combustione aumenta. I problemi principali sono: 

  • Ritorno di fiamma del gas nel collettore
  • Preaccensione e/o autocombustione

Il modo migliore per superare questi problemi è installare un sistema di iniezione diretta ad alta pressione che inietti il carburante in una fase successiva della corsa di combustione. 

Ottimizzare il processo di combustione attraverso la misurazione accurata della pressione 

Per ottimizzare il processo di combustione, l’iniezione deve essere accuratamente mappata sul motore e questo può avvenire soltanto mediante la raccolta dei dati di prova riguardanti la temperatura (collettore, EGT e refrigerante), la pressione (cilindro/sovralimentatore, tubi e iniettore), la turbolenza nel collettore e nella camera di combustione e, infine, la composizione del gas. 

I processi di formazione della miscela, di iniezione e di combustione sono solitamente studiati attraverso due diversi gruppi di esperimenti. Lo scopo del primo esperimento è ottenere informazioni sulla concentrazione altamente transitoria e sulla distribuzione dell’idrogeno durante il processo di iniezione. 

Durante questo test viene impiegata una fluorescenza indotta da laser (LIF: Laser-Induced Fluorescence) sulle molecole traccianti come tecnica primaria di misurazione per studiare il comportamento dell’idrogeno durante la compressione e l’accensione. Utilizzando una camera di combustione a volume costante delle stesse dimensioni del vero motore a combustione interna– ciò significa che il volume della camera di combustione è uguale al volume del cilindro nel punto morto superiore – viene iniettato l’idrogeno pressurizzato nell’aria fredda pressurizzata mediante una valvola a spillo controllata idraulicamente. 

Grazie ai sensori di pressione di alta qualità è possibile studiare l’effetto delle varie pressioni di iniezione sul processo di combustione. Osservando il comportamento e il volume del gas incombusto, si riduce drasticamente il tempo impiegato per ottimizzare la pressione di iniezione per un determinato numero e posizione dei fori dell’ugello dell’iniettore, nonché la direzione di iniezione. 

Grazie all’utilizzo di un software unico nel suo genere è possibile determinare il ritardo di accensione, che dipende dalla temperatura e dalla concentrazione di idrogeno nell’aria ad una data pressione. Anche in questo caso è importante che le letture della pressione siano registrate in modo accurato entro un range di pressioni che varia tra 10 e 30 MPa. 

Inoltre, questo metodo permette di definire le aree del getto di iniezione laddove si verificano le condizioni di autoaccensione. Questo è utile per sviluppare un sistema di iniezione ottimizzato per i motori che devono essere convertiti dal carburante diesel all’idrogeno. 

Negli ultimi test condotti da un OEM marchio premium, il motore ad iniezione ad idrogeno ad alta pressione ottimizzato ha mostrato un promettente aumento della potenza specifica a fronte di una riduzione del consumo di carburante, raggiungendo così il 42% di efficienza. I valori ottenuti corrispondono ai valori dei migliori motori turbodiesel. 

Sulla base delle scoperte sembrerebbe chiaro che il lavoro svolto per ottimizzare la pressione dei sistemi a 30 MPa possa di fatto fornire un’altra fonte di energia pulita per i trasporti del futuro. 

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