Monitoraggio Piezometrico Venezia

Monitoraggio Piezometrico Venezia

La S.P.G. s.r.l. ha iniziato diveri anni fa ad installare nel cantiere di Piazza San Marco datalogger della STS, appositamente pensati per le esigenze specifiche, in particolare con la caratteristica di resistere diversi giorni sott’acqua per l’innalzamento della marea che sommerge periodicamente Piazza San Marco. Il cantiere, inserito nelle contesto delle opere per la salvaguardia della laguna e della città di Venezia dalle acque alte ad opera del Magistrato alle Acque di Venezia tramite il consorzio Venezia Nuova, prevedeva la ricostruzione della banchina antistante Piazza San Marco con particolari tecniche innovative. L’esigenza era quella di tenere monitorato l’andamento della falda man mano che ci si spostava dalla zona di cantiere verso gli ediffici retrostanti. Il controllo era atto a dimostrare che dalla zona soggetta ad abbassamento forzato della falda (per mezzo di una tura all’interno della quale avvenivano gli aggottamenti necessari per poter lavorare sotto il livello dell’acqua), spostandoci verso la linea degli edilci l’abbassamento forzato della falda non fosse troppo ingente da poter causare eventuali fenomeni di cedimento sugli ediffici. Pertanto, seguendo quanto richiesto dalla committenza sono stati installati dei trasduttori di pressione piezoresistivi con registratore di livello per misurare in continuo la variazione del livello di falda all’interno dei piezometri, posti in successione in modo da formare tre linee parallele man mano che ci spostava verso il Palazzo Ducale ed altri edifici storici.  I valori di altezza della falda registrati dai datalogger sono stati riferiti in ultima analisi alla quota assoluta sul livello medio mare, cosi da poter essere confrontati con i dati del mareografo di Punta Salute. I grafici sotto riportati sull’andamento del livello piezometrico su uno dei profili e della marea, raggruppati su un unico grafico per ciascun periodo di lettura, sono stati utili per poter meglio visualizzare l’andamento d’insieme e valutare ed effettuare analisi ed interpretazioni sull’andamento della falda, rispetto ai valori di marea ed alle lavorazioni avvenute in cantiere.

Interpretazione dei valori freatimetrici registrati

In generale dai valori registrati durante il periodo di monitoraggio si è evidenziato un chiaro andamento lineare non naturale costante, influenzato dalla presenza del palancolato nel lato canale, che ha prodotto un abbassamento in regime forzato del livello piezometrico naturale, che normalmente è regolato dalle sole oscillazioni delle maree. Solo localmente, nei punti segnalati nei seguenti grafici riassuntivi, si possono segnalare periodi durante i quali l’interruzione degli aggottamenti ha prodotto una ripresa naturale delle oscillazioni del livello freatico (segnati con cerchio rosso) e in alcuni casi (segnati con cerchio giallo) il periodo è stato troppo breve da consentire una naturale ripresa. In alcuni casi appare evidente come nei piezometri l’andamento del livello freatico, in assenza di regimi di abbassamento forzati, segua in maniera pressochè precisa l’andamento della marea (funzionano quasi come dei mareografi), con la sola differenza di qualche ora di ritardo e con oscillazioni che diventano meno evidenti man mano che ci si sposta dalla riva verso l’interno di Piazza San Marco.

L’effetto distanza dalla riva è stato colto, comunque, anche in presenza del regime forzato di abbassamento attraverso delle ipotetiche sezioni tipo, effettuate a campione in diversi momenti, presenti di  seguito:

 distanza dalla riva                           altezza s.l.m.m.

7,8 m            pz1                                   0,047 m s.l.m.m

4,2 m            pz2                                   -0,725 m s.l.m.m

1,2 m            pz3                                   -1,047 m s.l.m.m

-0,1                marea                                 0,59 m s.l.m.m

altezza riva s.l.m.m.                                       0,93

Situazioni in regime forzato dove la marea nel canale è libera di oscillare mentre la curva interna alla riva rimane costante, con livello inferiore nella prima linea, dove gli effetti degli aggottamenti sono più forti, con tendenza a salire man mano che ci si sposta verso la linea degli edifici.

Pubblicazione originale:   Konstruktion magazine

Acqua, nonostante la stagione secca

Acqua, nonostante la stagione secca

Gli esperti di ingegneria idraulica del Karlsruher Institut für Technologie (KIT) hanno realizzato una diga sotterranea con impianto idroelettrico integrato in una cavità carsica sull’isola indonesiana di Giava. Durante la stagione secca, la centrale, situata in una grotta a 100 metri di profondità sotto la superficie terrestre, fornisce acqua in abbondanza. Qui due datalogger di pressione misurano il livello dell’acqua a monte e a valle della diga di sbarramento. Il livello a monte segna  da 15 a  20 m, mentre a valle, dove l’acqua fuoriesce dalla turbina, raggiunge al massimo 2 m. 

La zona carsica Gunung Kidul, sulla costa meridionale di Giava, è una delle regioni più povere dell’Indonesia. Il terreno è troppo arido per un buon raccolto e durante la stagione secca i corsi d’acqua si esauriscono. L’acqua del periodo delle piogge si drena rapidamente, raccogliendosi in un sistema sotterraneo di grotte. Questo serbatoio naturale d’acqua è stato reso accessibile grazie alla centrale costruita nella grotta. Il fatto che persino durante la stagione secca più di 1000 litri d’acqua scorrano attraverso la grotta Bribin conferma la posizione ideale della diga. Per generare l’energia meccanica per muovere le pompe di alimentazione, al posto di complesse turbine vengono utilizzate delle pompe centrifughe a funzionamento inverso. In questo modo i cinque moduli di alimentazione operanti parallelamente sono molto economici e necessitano oneri di gestione e manutenzione molto bassi. Le pompe di alimentazione spingono una parte dell’acqua a 220 m d’altezza in un serbatoio posto su un monte, chiamato Kaligoro-Reservoir.

Con la riuscita delle operazioni di prova è stato superato il punto critico del progetto. La grotta trattiene difatti l’acqua che raggiunge il livello operativo di 15 m.

Nel marzo del 2016 l’impianto è stato affidato alle autorità indonesiane. Adesso è possibile rifornire 80’000 persone con un massimo di 70 litri d’acqua al giorno. Finora, durante la stagione secca, i cittadini avevano a disposizione soltanto da 5 a10 litri al giorno per l’igiene personale, il lavoro domestico e il bestiame. Per inciso, ogni tedesco a tale scopo utilizza in media 120 litri.

Funzione dei datalogger di pressione

I data logger misurano il livello dell’acqua a monte e a valle della diga di sbarramento.

A monte, Il livello normale è di 15 m e in caso di alluvioni può raggiungere 20 m. La sonda a valle della diga, dove l’acqua fuoriesce dalla turbina, registra livelli fino a 2 m. La scelta è ricaduta sui data logger di pressione della STS per via della loro alta resistenza ai sovraccarichi, 3 volte superiore al valore di fondo scala, dell’ alta precisione di 0,1% e della buona stabilità nel tempo compresa tra 0,1% e 0,5% FS all’anno.

I datalogger offrono campi di pressione tra 0 – 100 mbar e 0 – 25 bar e pertanto permettono misure piezometriche che vanno da 0 – 100 cmH2O a 0 – 250 mH2O. L’intervallo di misura è regolabile tra 0,5 s e 24 h. La memoria dei valori misurat,i che registra fino a 1,5 milioni di letture, e il piccolo diametro della sonda contraddistinguono questi dispositivi. Inoltre, con poche e semplici manovre, è possibile sostituire in loco le batterie al litio, normalmente in commercio.

Intervalli di registrazioni variabili ,dipendenti dalla pressione o dal tempo consentono misure flessibili. Con l’impiego di diversi materiali quali l’acciaio inossidabile,il  titanio e il cavo in  PUR, PE o Teflon permette l’impiego della sonda  in svariate applicazioni.

Oltre alla registrazione piezometrica di acque freatiche, sorgenti, pozzi, laghi o fiumi,  i data logger possono essere utilizzati per il controllo di tenuta e l’analisi  della rete di tubazioni per l’acqua.

Riferimento fonte:   Karlsruhe Institute of Technology (KIT) – Institute for Water and River Basin Management (IWG)

La forza dell’acqua: energia rinnovabile dal mare

La forza dell’acqua: energia rinnovabile dal mare

L’idea di utilizzare la forza del mare per produrre energia non è nuova. La sfida è sviluppare sistemi di conversione di energia efficienti, che mantengano bassi i costi e non nuociano all’ambiente. In Italia, in questa prospettiva, con il REWEC3 è nato un progetto promettente.

Il Resonant Wave Energy Converter (REWEC3) è una tecnologia avanzata che produce energia elettrica dall’energia delle onde del mare. Nel porto di Civitavecchia è stato installato con successo il primo impianto di questo tipo. Il principio di funzionamento segue gli impianti a colonna d’acqua oscillante (OWC, Oscillating Water Columns). 

Gli OWC hanno un grosso potenziale come fonte di energia rinnovabile a basso impatto ambientale. Quando il livello dell’acqua attorno e all’interno di un OWC si alza, dall’acqua si sposta aria in una camera di raccolta, che viene spinta in lungo e largo in un sistema Power-Take-Off (PTO). Il sistema PTO trasforma il flusso d’aria in energia. Nei modelli che convertonoil flusso d’aria in corrente elettrica il sistema PTO è costituito da una turbina bidirezionale. Ciò significa che la turbina, indipendentemente dalla direzione del flusso d’aria, gira sempre nella stessa direzione, in modo da produrre energia in modo continuativo. 

L’impianto REWEC3 di Civitavecchia nasce da un progetto di ricerca dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria e oggi viene gestito dalla società Wavenergy.it. L’impianto è costituito essenzialmente da un cassone rinforzato in cemento. Sul lato esposto al moto ondoso il cassone presenta un condotto verticale (1) collegato sia al mare tramite un’apertura (2), sia ad una camera interna (3) mediante una seconda apertura posta sull’altro lato più in profondità (4). La camera interna contiene acqua nella parte inferiore (3a) e una sacca d’aria nella parte superiore (3b). Un condotto d’aria (5) collega la sacca d’aria all’aria circostante tramite una turbina auto rettificante (6). Il movimento delle onde provoca cambiamenti di pressione all’ingresso del condotto verticale (2) e, per questo, al suo interno (1) il livello dell’acqua si alza e si abbassa. Ciò fa sì che la sacca d’aria nella parte superiore del condotto continui alternatamente a comprimersi e ad espandersi. Questi flussi d’aria nella sacca azionano la turbina auto rettificante (6).

Il principio degli impianti REWEC3 sfrutta dunque i movimenti delle onde del mare per produrre energia. L’aria nella camera d’aria viene continuamente compressa (attraverso creste d’onda) e decompressa (mediante avvallamenti d’onda), così da produrre una corrente d’aria alternata che aziona la turbina auto rettificante. Infine, tramite un generatore coassiale viene prodotta energia elettrica.

I vantaggi che l’impianto REWEC3 offre nella produzione di energia parlano da sé:

  • L’impianto non interferisce a livello visivo con il paesaggio poiché dall’esterno è difficilmente riconoscibile.
  • Attenua l’effetto delle onde e mitiga le conseguenze delle tempeste sulla costa.
  • La fauna marina non è messa in pericolo per via della posizione in superficie delle turbine.
  • Un impianto lungo un chilometro arriva a produrre 8.000 MWh all’anno.

Naturalmente, in un impianto come il REWEC3 occorre disporre di un monitoraggio delle differenze di pressione, causate dalle onde incidenti, affidabile e veloce. Dopo numerosi test i ricercatori dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria hanno scelto le sonde di livello ad alta precisione ATM.1ST/N della STS. Fondamentale per la decisione a favore del trasmettitore di pressione ATM.1ST/N sono stati anche i tempi di risposta molto brevi di < 1ms / 10 … 90% FS e l’ottima stabilità a lungo termine su un ampio intervallo di temperatura. Anche il fatto che gli strumenti di misurazione dell’azienda STS, grazie alla loro struttura modulare, si adattano senza problemi a diverse esigenze parla da sé. Infatti, le sonde di livello ATM.1ST/N utilizzate sono state facilmente configurabili per l’impiego con i sistemi di acquisizione della National Instruments.

Fonte immagine (rappresentazione grafica REWEC3):   Wavenergy.it

Monitoraggio del livello idrostatico nei serbatoi su base piezoresistiva

Monitoraggio del livello idrostatico nei serbatoi su base piezoresistiva

La misurazione della pressione idrostatica è uno dei metodi più affidabili e semplici per il monitoraggio del livello di riempimento nei serbatoi contenenti liquidi. Di seguito spieghiamo come funziona il monitoraggio del livello idrostatico e di cosa devono tener conto gli utenti.

Durante il monitoraggio del livello di riempimento idrostatico viene misurata l’altezza di riempimento di un liquido in un contenitore. In questo caso viene misurata la forza peso che agisce sul trasmettitore di pressione installato sul fondo del contenitore. In questo contesto la forza peso viene denominata colonna di liquido: cresce in modo proporzionale all’altezza di riempimento e funge da pressione idrostatica sullo strumento di misura. Durante il monitoraggio del livello di riempimento idrostatico bisogna sempre considerare la forza di gravità specifica del liquido. L’altezza di riempimento si calcola, dunque, con la seguente formula: 

h = p/sg 

In questa formula h sta per altezza di riempimento, p per pressione idrostatica sul fondo del serbatoio e sg per la specifica gravità del liquido. 

Nel monitoraggio del livello di riempimento idrostatico la quantità del liquido non ha alcuna importanza, poiché conta soltanto l’altezza di riempimento. Questo significa che la pressione idrostatica è la stessa in un serbatoio contenente 200 litri di liquido che si restringe verso il fondo e in un serbatoio dritto contenente 150 litri di liquido, a patto che il liquido e l’altezza di riempimento siano identici (ad es. tre metri). 

L’applicazione più facile della misurazione della pressione idrostatica è quando si ha come liquido l’acqua, dal momento che la sua gravità specifica può essere trascurata. Quando si tratta di un liquido diverso dall’acqua il trasmettitore di pressione deve essere riparametrato di conseguenza per poter compensare la gravità specifica del liquido. Una volta fatto questo, il livello di riempimento può essere rilevato,come nel caso dell’acqua, sul fondo del serbatoio attraverso la pressione idrostatica. Più complicato è quando si utilizzano diversi liquidi in un unico serbatoio, in quanto bisogna misurare non solo la pressione idrostatica sul fondo del serbatoio, ma contemporaneamente anche la gravità specifica di ciascun liquido. In questo articolo tralasciamo quest’ultimo caso e prendiamo in considerazione la misurazione della pressione idrostatica sia nei serbatoi chiusi che in quelli aperti. 

La misurazione del livello idrostatico nei serbatoi aperti e chiusi 

Nei serbatoi aperti non importa se il serbatoio si trova al di sopra del terreno o se è sotterrato, purché disponga di una apertura che permette una pressione atmosferica equilibrata all’interno e all’esterno del serbatoio. La misura della pressione idrostatica può avvenire sul fondo del serbatoio senza ulteriori aggiustamenti. Nel caso in cui non fosse possibile eseguire la misura sul fondo del serbatoio, il livello di riempimento può essere rilevato anche mediante una sonda ad immersione che, dall’alto, viene inserita nel serbatoio attraverso un cavo. 

Nei serbatoi chiusi solitamente si verificano delle pressioni di gas maggiori rispetto all’atmosfera circostante. Lo strato di gas che si trova sopra il liquido fa aumentare la pressione sul liquido stesso. Così facendo, il liquido defluisce più velocemente e si verificano meno perdite dovute all’evaporazione. I serbatoi sigillati dall’aria ambientale sono, dunque, spesso utilizzati nell’industria petrolifera e chimica. Tuttavia, lo strato di gas che preme sul liquido agisce indirettamente anche sul trasmettitore di pressione sul fondo del serbatoio e deve pertanto essere preso in considerazione per poter determinare il livello di riempimento corretto (attraverso l’aumento della pressione verrebbe altrimenti visualizzato un livello di riempimento più elevato di quello presente). Nei serbatoi chiusi, quindi, bisogna misurare due pressioni: la pressione del gas e la pressione sul fondo del serbatoio. La pressione idrostatica del liquido deriva dalla differenza della pressione del liquido misurata e dalla pressione misurata sul fondo. Questa differenza può essere poi convertita in un’indicazione del livello di riempimento del serbatoio. Per questo tipo di applicazione si utilizza normalmente un sensore di pressione differenziale. 

Osservazioni finali 

Per il monitoraggio del livello di riempimento idrostatico dei serbatoi bisogna sempre considerare due fattori: il tipo di liquido e il tipo di serbatoio. L’applicazione più semplice sarebbe il monitoraggio dei livelli dell’acqua in serbatoi aperti, in quanto con questo tipo di scenario non è necessario dover effettuare alcun tipo di aggiustamento. Quando, però, si tratta di un altro liquido, è necessario tener conto della gravità specifica del liquido. Inoltre, bisogna scegliere uno strumento di misurazione conforme alle caratteristiche del fluido. Mentre l’acciaio inossidabile può andar bene come materiale di rivestimento per la maggior parte dei fluidi, sostanze altamente corrosive possono richiedere altri materiali.

Proteggere le sonde di livello dalla sovratensione con la messa a terra

Proteggere le sonde di livello dalla sovratensione con la messa a terra

Nel monitoraggio dei livelli di riempimento è necessaria una messa a terra della sonda di livello sufficiente per evitare che si verifichino gravi danni. Se la messa a terra è insufficiente o non è presente, questo può portare tre gravi effetti.

  1. A causa di una compensazione potenziale insufficiente nei mezzi conduttivi come l’acqua, si verifica la corrosione. Si tratta di un processo graduale che può essere osservato nelle applicazioni a lungo termine. Le differenze di tensione tra il sensore e il liquido circostante portano alla corrosione elettrolitica. A poco a poco il corpo in metallo si perfora e il liquido penetra all’interno, causando danni all’elettronica. Questo processo può essere osservato sia nelle acque aperte che nel monitoraggio del livello di riempimento nei serbatoi in cui la differenza di potenziale tra la sonda di livello, la sostanza e la parete del serbatoio può causare una corrosione elettrochimica.
  1. I sensori di livello di riempimento sono collegati al sistema di controllo attraverso dei cavi o sono collegati a sistemi telemetrici. Mediante questi collegamenti le tensioni atmosferiche possono essere trasmesse al sensore, causando una sollecitazione eccessiva dell’elettronica.
  1. Se un fulmine cade nelle vicinanze della sonda di livello, nel giro di poco tempo si verifica una differenza di tensione molto elevata. In questo caso, l’aumento di tensione nell’acqua, cerca attraverso la sonda il percorso più breve verso terra.

 

Messa a terra e protezione contro i fulmini delle sonde di livello 

Per proteggere le sonde di livello da questi effetti è possibile dotarsi di un parafulmine. A tal scopo, nella sonda di livello viene integrato una protezione di sovratensione transitoria che risponde alle differenze di temperatura in rapida crescita. Se si verifica un improvviso aumento di tensione, il parafulmine provoca un corto circuito nel collegamento elettrico per fornire alla sovratensione la strada verso terra. La protezione contro la sovratensione normalmente funziona in uno stato non conduttivo, ma conduce i transienti di tensione, cosicché questi possano fluire verso il suolo senza causare danni. Tuttavia, va ricordato che nel caso di un fulmine diretto sulla sonda ad immersione neanche una protezione contro la sovratensione riesce a proteggere il dispositivo. 

Inoltre, per la messa a terra serve un collegamento a terra che dovrebbe presentare una resistenza inferiore a 100 Ohm. Durante il monitoraggio del livello di riempimento nei serbatoi di metallo o anche di plastica contenenti liquidi, occorre fare attenzione che tutti i componenti metallici isolati siano collegati insieme alla terra. Nelle acque aperte, di solito, è richiesto uno sforzo maggiore per realizzare una bassa resistenza alla terra. Pertanto, in queste applicazioni si utilizza spesso una rete di terra nel terreno. 

In generale è consigliabile che gli utenti discutano insieme ai produttori di un concetto di messa a terra per la propria applicazione.

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